Comunicato Stampa

Ricoverato in psichiatria perché ha mal d’orecchio
Secondo gli psichiatri di Rovereto si tratta di un disturbo psichico

Matteo è un ragazzo che si è rivolto al Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani per denunciare una serie di abusi ricevuti dalla psichiatria trentina.

Alcuni giorni fa ci ha telefonato disperato perché la psichiatra di Rovereto voleva richiedere un trattamento sanitario obbligatorio o TSO (che poi è stato attuato) dopo che si era rivolto al pronto soccorso lamentando una ferita alla mano e dei dolori all’orecchio di cui soffre da anni. Secondo la psichiatra questi sono dolori immaginari perché “dalle analisi non risulta nulla”. Matteo ha sollevato varie ipotesi anche bizzarre sull’origine di questi dolori. Ma questo basta per violare il suo diritto alla libertà personale, un principio basilare della Costituzione Italiana e della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo?

Ma vediamo di scendere nei dettagli per denunciare quello che noi crediamo sia un diritto fondamentale che è stato violato: il diritto alla salute. Gli psichiatri sostengono che il ricovero obbligatorio si basa sul diritto di una persona ad essere curata, ma nel caso di Matteo è proprio questo diritto che è stato negato.

Matteo ha iniziato la sua storia in psichiatria nel 1995. Portato al pronto soccorso visibilmente alterato a causa dell’assunzione di sostanze cannabinoidi (come dimostrato dalle analisi) è finito in psichiatria dove gli sono state somministrate dosi massicce di psicofarmaci (in aggiunta alle droghe che aveva già preso) ed è stato legato al letto per tre giorni. Come vi sentireste dopo un trattamento del genere? Eppure in precedenza Matteo non aveva mai avuto problemi psicologici. Non risulta alcun tentativo di indirizzarsi al problema dell’assunzione di sostanze cannabinoidi. Ciò nonostante questo fatto è ampiamente documentato.

Un altro aspetto della vita di Matteo è il suo rapporto con la madre. Matteo vive con lei e il rapporto appare alquanto problematico. Tuttavia non ci risulta alcun tentativo di indirizzarsi ai problemi relazionali tra Matteo e la madre.

Quello che denunciamo è la mancanza di un progetto terapeutico funzionale, non violento e realmente condiviso da Matteo che si indirizzi alle vere cause. Si preferisce invece un percorso coercitivo fatto di ricoveri obbligatori, contenzione fisica e somministrazione forzata di psicofarmaci ottenendo, di fatto, una degenerazione e aggravamento della condizione. Dopo 14 anni di “cure” psichiatriche quali sono i risultati: un’ulteriore violazione della libertà personale e della libertà di scelta terapeutica.

Le leggi sul ricovero obbligatorio (in Italia trattamento sanitario obbligatorio o TSO) sono una privazione dei diritti umani e costituzionali. Una volta che la persona viene ricoverata e dichiarata incapace, anche se temporaneamente, può perdere il diritto di voto, di guidare un’auto, di arruolarsi nell’esercito, di controllare le proprie attività commerciali e finanziarie e, addirittura, di esercitare la sua professione. La vittima è anche soggetta a trattamenti fisici dannosi dai quali potrebbe non riprendersi mai.

Immaginiamo l’alternativa: luoghi dove le persone non vengano aggredite con psicofarmaci, shock, contenzione fisica, reclusione. Potrebbero ricevere un aiuto medico adeguato e sarebbero più disponibili a ricevere aiuto. Questi luoghi esistono anche se non sono conosciuti. Il sistema attuale, che costringe una persona a recarsi in una struttura psichiatrica, è un arresto mascherato come “protezione”. Tutte le pratiche coercitive nel campo della salute mentale dovrebbero essere dichiarate illegali. Come è avvenuto in precedenza con la schiavitù, anche il ricovero obbligatorio dovrebbe essere abolito.

Se tu o qualcuno che conosci ha subito abusi psichiatrici, contatta il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani.

CCDU Onlus – sezione di Trento
Email: ccdutrento@tiscali.it
Sito Nazionale: www.ccdu.org

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