8 marzo – giornata internazionale della donna

Ecco arrivato un altro 8 marzo, dopo oltre 100 anni da quel lontano 8 marzo del 1908 in cui 129 operaie perirono nel rogo di uno stabilimento tessile a New York. Per chi non lo sapesse, soprattutto le lettrici ed i lettori piu’ giovani, quelle 129 donne persero la propria vita per aver deciso di dare il via ad uno sciopero in segno di protesta contro le disumane condizioni di lavoro che erano obbligate a sopportare. Dopo alcuni giorni di sciopero, il proprietario dello stabilimento Cotton, stanco delle proteste e delle perdite, decise di bloccare tutte le porte della fabbrica impedendo alle operaie di uscire, ed appicco’ il fuoco. Quasi tutte morirono in modo atroce: arse vive.

Ecco da cosa nasce la “Giornata internazionale della Donna”, istituita a Copenhagen nel 1910, ed ora celebrata in varie parti del mondo, Italia compresa. Nel nostro Paese la tradizione venne interrotta dal Fascismo nel 1943, ma riprese quasi subito durante la lotta di liberazione nazionale, anche grazie alla grande mobilitazione femminile contro la guerra (pensiamo alle staffette partigiane e a tutte le donne che, con il loro contribuito, in varie forme, hanno fatto diventare realta’ la liberazione dell’Italia dall’occupazione tedesca) e per la rivendicazione dei diritti delle donne (arrivando a far finalmente veder riconosciuto il diritto di voto per le donne nel 1946).

Da allora, ogni 8 marzo, le donne ricordano. E in questo spazio io vorrei ricordare che, nonostante quegli oltre 100 anni, siamo purtroppo ancora molto lontane, noi donne, dall’ottenimento di cio’ a cui – come esseri umani – avremmo diritto: pari dignita’ con l’uomo. E non aver paura.

Mi piacerebbe che, soprattutto e lo ripeto, i lettori e le lettrici piu’ giovani, uomini e donne in egual misura, si sentissero incoraggiati a partecipare a quella che ancora e’ una lotta per l’emancipazione della donna, affinche’ nel nostro Paese e nel mondo intero si possa finalmente costruire una societa’ in cui tutti – uomini e donne – abbiano i medesimi diritti, le medesime aspirazioni, la possibilita’ di essere – davvero – uguali. Uguaglianza significa condividere ugualmente diritti e doveri, responsabilita’ ed obblighi, ma significa altresì condividere equamente opportunita’ e gratificazioni, in tutti i settori della vita privata e del lavoro. Dobbiamo aspirare a costruire un mondo nel quale uomini e donne, ugualmente, ricoprano ruoli di leadership, in cui persone di qualsiasi origine, con differenti background e storie, possano partecipare attivamente alla vita sociale e democratica. Perche’ soltanto allora saremo davvero uguali e, soltanto allora, potremo davvero sperare in un reale miglioramento della condizione di ogni essere umano in ogni angolo di questo pianeta.

Uomini e donne insieme. In pace.

Nonostante io sappia di correre il rischio di diventare noiosa (ma, chi mi conosce, sa che non demordo), e’ bene che alcune cose, date e numeri, vengano ripetuti e qui mi limitero’ a ricordarne solo alcuni, nella speranza che entrino nella mente di tutti e che si capisca che la lotta e’ cominciata solo ieri ed e’ ancora VIVA, ora piu’ che mai, peraltro in un momento storico in cui la condizione della donna (e, quindi, dell’essere umano) nel nostro Paese presenta un rischio serissimo di involuzione culturale e sociale, e in cui peraltro in altri luoghi del mondo non e’ mai nemmeno cominciata:

– La legge italiana sulla parita’ salariale risale agli anni ’60, ma ancora oggi quante donne – solo in quanto donne – guadagnano meno dei loro colleghi maschi, pur essendo piu’ colte, brave e diligenti sul luogo di lavoro?

– Quante donne perdono il lavoro (e cio’ che consegue da tale perdita) perche’ scelgono di diventare madri? E quante, per paura, scelgono di non diventare madri?

– Nonostante la legge sulle pari opportunita’, che risale al 1991, possiamo forse dire che donne e uomini sono equamente presenti in ogni settore del lavoro nel nostro Paese?

E poi pensiamo alla violenza nei confronti delle donne, cosa che fa ancora piu’ male. C’e’ anche qui, a casa nostra. Non e’ realta’ soltanto in Paesi lontani, come ci piacerebbe pensare. Ah, rammentate, peraltro, che in Italia risale appena al 1996 – sì, avete letto bene, al 1996! – la legge che stabilisce che la violenza sessuale e’ un delitto contro la persona. Fino ad allora, era considerato un delitto contro la morale!!!

Ecco, poi, alcuni terrificanti numeri. Si tratta di dati ufficiali forniti dall’Istat sulle violenze fisiche e sessuali compiute in Italia nei confronti di donne di eta’ compresa tra i 16 e i 70 anni. [*]

Vengono misurati tre diversi tipi di violenza:

· la violenza fisica e’ graduata dalle forme piu’ lievi a quelle piu’ gravi: la minaccia di essere colpita fisicamente, l’essere spinta, afferrata o strattonata, l’essere colpita con un oggetto, schiaffeggiata, presa a calci, a pugni o a morsi, il tentativo di strangolamento, di soffocamento, ustione e la minaccia con armi;

· per violenza sessuale vengono considerate le situazioni in cui la donna e’ costretta a fare o a subire contro la propria volonta’ atti sessuali di diverso tipo: stupro, tentato stupro, molestia fisica sessuale, rapporti sessuali con terzi, rapporti sessuali non desiderati subiti per paura delle conseguenze, attivita’ sessuali degradanti e umilianti;

· le forme di violenza psicologica rilevano le denigrazioni, il controllo dei comportamenti, le strategie di isolamento, le intimidazioni, le forti limitazioni economiche subite da parte del partner.

Da tale indagine risulta che:

· sono 6 milioni 743 mila le donne vittime di violenza, pari al 31,9%;

· il 23,7% ha subìto violenze sessuali (5 milioni);

· il 18,8% ha subìto violenze fisiche (3 milioni 961 mila);

· il 4,8% ha subìto stupri o tentati stupri (1 milione);

· il 18,8% ha subìto comportamenti persecutori (stalking) (2 milioni 77 mila);

· 7 milioni 134 mila hanno subìto violenza psicologica.

Per il testo integrale dell’indagine Istat rimando al sito web: http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20070221_00/

Secondo l’ultima ricerca dell’Eures, relativa al 2004, un omicidio su quattro in Italia avviene in famiglia, tra le mura domestiche. Il 70% delle vittime sono donne, soprattutto casalinghe, uccise quasi unicamente per ragioni passionali o in seguito a liti e difficolta’ in famiglia.

Gli omicidi in famiglia (187 su un totale di 710 nel 2004, con una percentuale del 26,7%) avvengono soprattutto al centro (47,6%) e al nord (38,2), mentre solo il 16% al sud. Il maggior numero di omicidi domestici avviene nel Nord Italia (83, pari al 44,4%) contro i 64 del Sud (34,2%) ed i 40 del Centro (21,4%).

In 7 casi su 10 la vittima e’ una donna e in 8 su 10 l’autore e’ un uomo. Il maggior numero di omicidi domestici avviene nel nord Italia (il 44,4%) contro il 34,2 del sud e il 21,4% del Centro. Il numero piu’ alto di vittime si registra oltre i 64 anni e nella fascia 35-44 anni.

Un piu’ elevato rischio risulta peraltro gia’ presente tra le minori, con 16 vittime di sesso femminile rispetto alle 8 di sesso maschile. Nell’80% dei casi d uccidere e’ l’uomo, ha tra i 25 e i 44 anni (40,8%) e lo fa con la pistola (39,5%). Una volta commesso l’omicidio nel 67,4 dei casi l’assassino si costituisce, nel 24,1 si uccide, nel 7,5 tenta il suicidio e nell’1,1 fugge, ma nella maggior parte dei casi viene poi arrestato. Uccide per ragioni passionali (23%), liti (23%) o disturbi psichici (12,8%).

I dati sono contenuti nel rapporto 2005 ” L’omicidio volontario in Italia” curato da Eures ed Ansa.

A quanto elencato sopra, aggiungo che:

– secondo dati UNICEF, quasi 130 milioni di donne nel mondo vengono sottoposte alla pratica della mutilazione dei genitali;

– che in Africa ogni 20 secondi viene commessa una violenza sessuale nei confronti di una donna (fascia d’eta’ piu’ colpita: dai 12 ai 17 anni) e che in alcuni Paesi lo stupro non e’ considerato reato o che, peggio, la donna stuprata – accusata di violenza sessuale al di fuori del matriminio – puo’ persino essere condannata a morte;

– che negli USA sono oltre 700.000 i casi di violenza domestica denunciati ogni anno;

– che in Europa oltre 500.000 donne e bambine sono vittime della tratta di esseri umani e destinate alla prostituzione.

Per non parlare del dramma della spose bambine, cioe’ bambine di 8, 9, massimo 10 anni, a cui viene negata l’infanzia, a cui non e’ permesso giocare o studiare, e che vengono costrette a sposarsi con uomini molto più grandi, di 30-40 anni. Questo orrore riguarda 60 milioni di bambine nel mondo.

E come dimenticare le migliaia di donne che ogni anno vengono sfigurate dall’acido o bruciate vive, principalmente in Oriente, da mariti, padri, fratelli, fidanzati?

O quelle tenute segregate e considerate esseri umani di serie B o C nei Paesi arabo-islamici, dove di certo le donne non godono dei favori che aveva accordato loro il Corano?

Potrei continuare, ma mi fermo qui.
Non credete sia piu’ che sufficiente per riflettere ed agire?

Auguri, sorelle, ovunque voi siate.
Ne abbiamo davvero bisogno.

Arianna Ballotta
Presidente
Coalizione Italiana contro la Pena di Morte Onlus
www.coalit.org

[*] Fonte: http://www.nondasola.it/dati/dati.htm

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