Le “baby gang” che hanno poco di fanciullesco e tanto di criminale

È la nuova piaga che dilaga nel Napoletano. Il fenomeno delle baby gang è non solo portatore di violenza gratuita che rovina l’immagine e il quieto vivere delle persone perbene, ma è anche un argomento spinoso da affrontare. Perché, spesso, i componenti di questi squadroni dei pestaggi e delle aggressioni sono poco più che bambini.

Il punto è, però, che di fanciullesco questi individui non hanno proprio nulla, e il fatto di denominarle “baby” gang è forse riduttivo. Perché i fatti di cronaca dell’ultimo periodo spiegano che queste gang agiscono con la violenza di criminali incalliti e con l’organizzazione di chi sa bene come destreggiarsi in un contesto violento. Ma, soprattutto, con la consapevolezza di restare talvolta impuniti, che nega loro la paura di avere a che fare con le impotenti forze dell’ordine, che sono invece diventate un nuovo bersaglio di questa follia. Anzi, come documentato in alcuni casi, c’è solo la carica di violenza derivante dall’essere fomentati dai genitori e dai più grandi, che prende il posto della paura.

La risposta dei cittadini alla violenza

Un clima di paura e oppressione che si aggiunge a condizioni già difficili nei territori martoriati e umiliati dalla criminalità hanno spinto i cittadini a reagire. Come nel caso del corteo di un paio di giorni fa, che ha visto duemila persone giunte fino alla stazione della metropolitana di Chiaiano, luogo dell’aggressione a Gaetano, il 15enne che ha dovuto subire l’asportazione della milza. Indicativo come nel corteo ci fossero perlopiù giovani, che vogliono riprendersi il loro territorio dicendo no alla violenza, e che forse avrebbero bisogno solo di una guida, come può essere lo Stato.

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