I sogni e i segni dell’amico LIBeRo. Cresce tra i giovani l’interesse per le avanguardie storiche e le neo avanguardie

Tira aria nuova nelle mostre/eventi dedicate alle avanguardie storiche ed alle neo avanguardie, portata dalla partecipazione sempre maggiore di giovani  attratti dalla sperimentazione artistica. Un ritrovato interesse verso gli anni d’oro della “sovversione” linguistica ed artistica che ha attraversato  il ‘900 del secolo scorso nata dal Futurismo, movimento letterario artistico e politico che investì e  stravolse ogni forma espressiva tradizionale. A conferma di questo nuovo ritrovato interesse, pochi giorni fa, il 23 novembre, è stata inaugurata a Roma la galleria Futurism & co, con una mostra che mette a confronto il Futurismo con le altre avanguardie europee.

Un universo variegato, originale e ricco di contenuti, quello delle avanguardie e neo-avanguardie in Italia, la cui nascita e la grande espansione hanno favorito, attraverso la contaminazione, profonde trasformazioni linguistiche nell’arte e nella comunicazione.

Un percorso molto interessante, che ha saputo ben rappresentare una parte di tanta ricchezza creativa è stato realizzato nel 2015, con una mostra dedicata al libro d’artista, promossa dal Polo Culturale “Palazzo Toledo” del Comune di Pozzuoli. Un viaggio affascinante tra libri ed opere, accompagnato da eventi di poesia, musica, scultura  e fotografia, presentato in occasione della Giornata Mondiale della Poesia.

Creazioni di Carmine Lubrano

Iniziamo col definire che cos’è un libro d’Artista

Un libro d’artista non è un libro illustrato da un artista, ma una “Vicenda” sinestetica, multicodice, pluriliguista, come è oggi condizione e destino non solo dell’arte ma anche della comunicazione sociale.
Dal libro “imbullonato” di Fortunato Depero e le “litolatte” di Marinetti-d’Albisola-Munari ai primi murali di Belloli del 1944, dai collages Dada ai “cadavre exquis” di Andrè Breton e compagni a “la boîte en valise” di Marcel Duchamp, fino ai poeti del gruppo ’70, la natura del libro d’artista va spostandosi, sempre più, dall’aspetto puramente grafico alla tipologia d’oggetto estetico intermediale.

Negli anni ’60 del novecento, tre libri sanciscono ufficialmente la nascita del “Libro d’Artista”:

  • “Heurarium” di Emilio Villa, 1961
  • “Denomisegninatura” di Mario Diacono, 1962
  • “Schemi” di Stelio Maria Martini, 1962

Dagli anni ’60 agli anni ’90, la pagina come “luogo di avvenimenti” è pratica che impegna, sul piano internazionale, numerosi importanti artisti a cimentarsi con l’ “idea-libro”.

Nell’era del web il libro, il libro d’artista, il libro – oggetto, assumono sempre più la funzione di comunicare l’idea, il progetto del sogno di una utopia realizzabile.

La mostra ha attraversato alcuni momenti fondamentali, dalla “nascita ufficiale” del libro d’Artista alle diverse esperienze di fine secolo: la poesia visiva, il gruppo ’70, la scuola napoletana e la scuola bolognese.
Una sezione denominata “Liber laboratorio” era dedicata alla didattica ed al territorio, che a partire dai pre-libri di Bruno Munari si incamminava tra i segni e i colori del “Grande Libro della Pace”, realizzato, nel 1982, insieme ai bambini del 3° circolo didattico di Pozzuoli; senza dimenticare il bradisismo dell’83 e gli artisti, i poeti che parteciparono a “Pozzuoli Mail”.
Poi “Terra” libro “in folio” ricco di magie ed alchimie e “Pagine di Pietra”, pietre come fogli.

Creazioni di Carmine Lubrano

Le Avanguardie e neo – avanguardie presenti nella mostra

Nei primi anni ’70 un gruppo di poeti e musicisti a Firenze, dà vita alla “Poesia Visiva”, creando opere dette “combine” tra parola e immagine, in particolare, per ribaltare il messaggio della pubblicità, rinviandolo al mittente.

Al gruppo formato inizialmente da Miccini, Perfetti, Marcucci…, si aggiungono poi da altre città: Pignotti, Isgrò e altri e verrà denominato dai critici: “gruppo 70”. Il gruppo ’70 e i poeti visivi, dopo le prime esperienze degli anni ’60  con Villa, Diacono e Martini, sono tra i primi e tra i più assidui “costruttori”del “libro d’ Artista”.

Mentre a Firenze nasceva il “gruppo’70”, a Napoli, intorno a due autori poeti: Stelio Maria Martini e Luciano Caruso con i loro amici pittori del “gruppo ’58”, si raccordavano diverse attività: fogli, riviste, mostre, incontri, convegni  che daranno vita alla “Scuola napoletana”, che aveva rapporti continui e punti di incontro con i due grandi sperimentatori Emilio Villa e Mario Diacono e con lo stesso Edoardo Sanguineti, che in quel periodo insegnava Letteratura Italiana a Salerno.

A Mulino di Bazzano Adriano Spatola creava, con Giulia Niccolai e Corrado Costa, riviste in copie numerate e firmate “edizioni Geiger” ed edizioni di Poesia Totale (lineare, visiva, sonora). Negli anni ’70 del novecento, nasce la rivista “TAM TAM”, con Spatola e compagni della cosiddetta “ Scuola Bolognese” , mentre a Napoli nasce “ Altri Termini” diretta da Franco Cavallo.

Il “gruppo ’70”, la “Scuola Napoletana” e la “Scuola Bolognese” furono, insieme ad i grandi esclusi: Emilia Villa e Edoardo Cacciatore, tra i dissidenti al “Gruppo 63” e tra gli “antagonisti” della storia della letteratura  della seconda metà del  novecento .

Nell’ambito delle “scuola napoletana”, Luciano Caruso è stato il più prolifico autore di “ Libri d’Artista” e di mostre dedicate a questo movimento di “ scrittura visuale”

Ecco alcuni eventi che si sono svolti e le Opere realizzate in occasione della mostra del libro d’artista :

 “ IN VIDEO VERITAS”

Antonio Ciraci e gli allievi del liceo artistico E. Majorana – foto di Peppe Del Rossi

Tra gli eventi l’installazione “ IN VIDEO VERITAS “ degli allievi: Camilla Illiano, Salvatore Gandolfo, Mattia Guardascione”, del Liceo Artistico E. Majorana, di Pozzuoli, sotto la guida del prof. Antonio Ciraci. “Si trattava di una installazione costituita da un televisore (vintage) posto su un’asta di circa un metro e trenta con base in ferro. All’interno del televisore, privo di vetro anteriore e di tutte le componenti elettroniche interne, ridotto praticamente ad una semplice scatola, o a mini quinta teatrale, erano appesi con un filo tre libricini d’artista di otto pagine ciascuno elaborati dai tre allievi. Il tutto verteva sull’ironia rivolta alla diffusa idea della insindacabilità popolare della TV in quanto nuova bibbia dei poveri, e sulla possibilità, in questo caso, da parte del fruitore di penetrare nella macchina video e toccare con mano, anzi, sfogliare con mano la verità narrata “.

l’ impiccato

Opera che ha suscitato un grande interesse, di Isotta Bellomunno, artista molto affermata nonostante la giovane età:

Isotta Bellomunno – foto di Peppe Del Rossi

“Dio soffre per la moltitudine di anime che la sua voce non può raggiungere. La verità religiosa é contenuta in un piccolo numero di manoscritti che, invece di divulgare il tesoro pubblico, lo confinano. Rompiamo i sigilli che sigillano il sacro e diamo ali alla verità affinché possa trionfare su ogni anima che venga al mondo in suo nome, dalla sua parola non più scritta con grande fatica da mani facilmente paralizzate, ma moltiplicate come il vento da una macchina instancabile. É un torchio, si ma un torchio da cui scorrerà,  in un flusso inesauribile, la più meravigliosa linfa che sia mai esistita a placare la sete degli uomini. Così Dio diffonderà la sua parola, fonte di pura verità scorrerà da esso come una nuova stella squarcerà l oscurità dell’ignoranza, portando luce sconosciuta tra gli uomini”. Queste furono le parole di  Johann Gutenberg sulla sua grande invenzione,( la stampa a caratteri mobili)  le stesse riportate, dalla Bellomunno, su di una corda di 10 metri,  in un lungo e minuzioso lavoro di trascrizione fatto con acrilico e pennello.  La corda come un cordone ombelicale rappresenta quel legame che vi è fra lettore e libro; un osmosi racchiusa in quello spazio che si crea fra il nostro sguardo ed il  libro aperto.  Ma se la poniamo su di una bara allora la composizione porta un ulteriore messaggio. Se da un lato traspare questa sete di conoscenza, questo bisogno di allontanarci da tutto e rinchiuderci in realtà parallele, dall’altro lato vediamo un cambiamento: un abbandono, se pur lento, della stampa del libro.

 

“ Sanguineti a Pozzuoli”, reading di Poesia e Musica

Creazioni di Carmine Lubrano

Momento molto particolare della manifestazione in ricordo del legame speciale di affetto tra Edoardo Sanguineti a la città di Pozzuoli sulle note del contrabbasso di Rino Zurzolo (grande musicista recentemente scomparso )  e i flauti di Valentina Crimaldi, con la voce ed i testi di Carmine Lubrano, che ha ideato e realizzato l’intero programma della mostra. Le note dello spettacolo:

Nel 1993 Gino Paoli cantava “Sapore di sale”, i Beatles erano già i Beatles, in America “ esplodeva “ la Pop – Art e la beat-generation. A Palermo poeti, scrittori e critici davano vita al gruppo ’63. Edoardo Sanguineti è tra gli esponenti di punta del gruppo.

“…toccò al caffè Serapide, svaniti i fumi della Solfatara, a farsi poi sensibile scenario con le canzonette, tra violino e chitarra e il brindisi e tre sindaci, forse anche quattro, e una torta che recita un mio verso ”.

Così Edoardo Sanguineti, nell’ottobre 1995, appena partito da Pozzuoli e in volo verso Darmstandt, ricordava, in una sua poesia, alcuni momenti trascorsi a Pozzuoli, alla solfatara, a Cuma, per leggere il suo “alfabeto apocalittico”, nell’antro della Sibilla, per la manifestazione “Percorsi per Versi” , e poi al caffè Serapide, in piazza, per festeggiare, insieme agli amici flegrei, gli anni quaratuno del suo matrimonio con Luciana.

E noi ricordiamo Edoardo Sanguineti, a Pozzuoli nell’autunno del 1995, invitato a partecipare a quello che poi è stato definito l’esempio più interessante di “ performance globale”, quella processione/manifestazione nei diversi siti archeologici dei Campi Flegrei: “Percorsi per Versi”.

Lo ricordiamo nel 1997 nella chiesa del Purgatorio tra “ Profondi protopozzi postplutonici ed inferi idrodisfatti”.

Come scriverà poi nel febbraio 1998, in quel suo “ Carmen puteolanum”, che diverrà canto acrostico e cartolina poietica, pubblicata nel libro “ sulphitarie”.

Lo ricordiamo attraverso la sua voce, dolcemente infernale, nel C.D. “ poemAverno”, tra i versi di Carmine Lubrano e le musiche di Rino Zurzolo.

Valentina Crimaldi, Rino Zurzolo, Carmine Lubrano – foto Peppe Del Rossi

Lo ricordiamo, “oltre orrido orto agli avernici anfratti”, nella sua straordinaria traduzione del “Satiricon” del Petronio e tra i guizzi e le ombre barocche del contrabbasso di Zurzolo, che più volte ha intrecciato le sue note con il verbo labirintico di Sanguineti.

Lo ricordiamo che sobilla e saltella sonetti su sterili scherni e strabiche smorfie e dal sessantatre alla stizza dei santi per bidoneschi berlicchi. (A/cro/sti – canto ).

In conclusione, mi sento di affermare, che questa mostra è stata unica nel suo genere, con il pregio di aver saputo immergere il visitatore in una dimensione  magica, facendogli attraversare epoche  diverse e lontane nel tempo, incredibilmente intrise di un’atmosfera familiare.

Giovanni Pascolo e Valerio Pascolo – foto di Peppe Del Rossi

Ancora oggi attraversando gli spazi del cinquecentesco Palazzo Toledo, sembra percepire l’eco delle poesie/canzoni di Salvatore di Giacomo, interpretate dalla voce di Giovanni Pascolo e la sua chitarra unitamente alla chitarra di Valerio Pascolo

 

 

 

 

 

Creazioni di Carmine Lubrano

 

Creazioni di Carmine Lubrano

Creazioni di Carmine Lubrano