Liberalizzazione cannabis: è scontro ! 

Tiene banco in questi giorni la discussione in Parlamento riguardo la legalizzazione della cannabis, proposta di legge promossa dall’intergruppo “Cannabis legale” e firmata da oltre 200 parlamentari provenienti da diversi schieramenti politici. Cosa che evidenzia come questa non sia una questione legata ad una precisa linea politica, ma di interesse generale, e che accomuna molte parti spesso in disaccordo.

Può sembrare a primo impatto una proposta di legge futile, in un momento in cui c’è qualcosa di ben più importante a cui pensare come la costante minaccia terroristica, come infatti ha fatto notare  Alemanno con un tweet abbastanza eloquente:

AlemannoTW ‏@AlemannoTW 25 lug
L’Europa è sotto l’attacco del terrorismo e cosa fa il Parlamento italiano? Discute di #cannabislegale Loro sparano noi ci facciamo le canne

ZLa questione, però, è più complessa di quello che sembra. Lo scrittore Roberto Saviano, da tempo sostenitore della legalizzazione della cannabis, infatti è sceso in campo anche stavolta per dire la sua. Se analizziamo i risvolti di una potenziale legalizzazione, forse ne trarremmo più benefici di quanto ci si possa aspettare. Saviano spiega, infatti, che la legalizzazione della cannabis non significa invogliarne il consumo, ma regolamentarlo e sottrarlo all’illegalità. La storia recente di altri Paesi dimostra inoltre, che la legalizzazione ha portato ad una diminuzione del consumo, come è avvenuto in Portogallo nel 2001, in Uruguay nel 2013 e in Colorado nel 2014, portando addirittura ad un reinvestimento di capitali derivanti dalle tasse sulla vendita di marijuana per 66,1 milioni di dollari nello stato statunitense nel 2015, oltre ad uno svuotamento delle carceri. Inoltre, tornando al fenomeno terrorismo, cui il tweetsopracitato si riferisce, Saviano spiega che ad oggi, le droghe leggere sono merce di scambio tra le organizzazioni terroristiche (le piantagioni da cui provengono le droghe sono sotto il controllo dell’Isis) e organizzazioni mafiose, che a loro volta le pagano in denaro o armi, fornendo così un sostentamento al terrorismo. Con la legalizzazione della marijuana, una parte di questi proventi sarebbe dunque privata alle organizzazioni terroristiche. Tutto ciò può essere argomento di discussione perchè le droghe leggere fanno male, ma non sono fatali, come invece accade per alcool e tabacco, che sono già legali da tempo.
Tornando alla proposta di legge, questa prevede il possesso di 5 grammi per uso ricreativo, innalzabili a 15 in privato domicilio, ma comunque senza possibilità di spaccio (anche per quantità inferiori a 5 grammi). E’ possibile anche l’autocoltivazione, fino ad un massimo di 5 piante di sesso femminile con una comunicazione all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, mentre in forma associata è possibile solo previa creazione di un’associazione senza scopo di lucro, cui possono associarsi solo maggiorenni e residenti in Italia, fino ad un massimo di 50 persone. Per quanto riguarda la vendita, è istituito il regime di monopolio (anche per coltivazione e preparazione), e le autorizzazioni possono essere concesse solo dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
Tutte queste possibilità non cambiano nulla riguardo l’infrangimento di tali regole. Infatti, operare fuori da un contesto di regolamentazione costituirà un illecito di traffico di droga. Restano inoltre i divieti di consumo in luoghi pubblici e alla guida.
Forse è giunto il momento di tagliare i rapporti con una cultura chiusa e retrograda, e di pensare alle opportunità e alle esigenze che offre la società contemporanea, sposando una nuova filosofia di legalità (che ormai non riesce più a disincentivare molti atteggiamenti che ne esulano), ma operando una promozione attenta e oculata di nuove leggi, come questa sembra essere. Resta intanto l’attesa per seguire l’esito di tale vicenda…

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