Napoli, le sue radici e il calcio

A Napoli, si sa, il calcio non è vissuto solo come un normale sport. In vista di importanti avvenimenti, diventa più simile ad una febbre che contagia una città intera, in cui sembra che molte delle attività quotidiane riguardanti lavoro, relazioni sociali e anche politica vengano condotte come una mera preparazione emotiva per il grande evento.

E l’appuntamento col grande evento, in questo caso, è domani sera. Ma il fermento in città è iniziato già da qualche giorno, oppure, se vogliamo, già dal 12 dicembre dell’anno appena conclusosi, in cui questa serata era stata annunciata. Facciamo riferimento, naturalmente, alla partita di andata degli ottavi di finale della UEFA Champions League, che si svolgerà al Santiago Bernabeu di Madrid, tra Real Madrid e Napoli. Erano ben 29 anni che le due squadre non si affrontavano in gare ufficiali, complice anche il fallimento, nel mezzo, della società napoletana, che l’ha tenuta lontana per molti anni dai grandi palcoscenici europei (escludendo forse il doppio confronto che portò all’eliminazione contro il Chelsea qualche anno fa). In quell’occasione, il doppio confronto al primo turno dell’allora Coppa Campioni non sorrise ai partenopei, che furono sconfitti 2-0 a Madrid e pareggiarono 1-1 a Napoli.

Ma più che parlare di risultati e dati statistici, è interessante analizzare l’atmosfera che si vive in città, che troppo spesso, anche per demeriti propri, non riesce a valorizzare la sua fama mondiale per quanto riguarda storia, arte e cultura, e che in queste occasioni, sfrutta una partita di calcio per sentirsi nuovamente importante, come per gridare “ci siamo anche noi”. Perché a Napoli tutto ciò che dimostra attaccamento emotivo alla città è motivo di orgoglio, e questo si riflette anche sul calcio.

La marcia di avvicinamento a questo grande evento, che basterebbe già da solo ad accendere l’immaginario collettivo consentendo di vivere la quotidianità con un motivo in più per sorridere, è stata condita anche da un altro carico di emozioni per la recente visita di Diego Armando Maradona che ha praticamente paralizzato la città, come se un figlio tornasse a casa di chi lo aveva accolto come una seconda famiglia. Potrebbe anche sembrare deleterio in alcune situazioni vivere nel passato per ricordare una gioia che regalava un forte senso di appartenenza, ma, in fondo, non è forse vero che il senso di appartenenza si mantiene vivo ricordando la propria storia?
D’altronde, non in molte città è così facile intrecciare storie di cultura, di radici storiche e persino di calcio facendo riferimento sempre alla stessa identità. In conclusione, quindi, comunque vada l’incontro con cui abbiamo iniziato il pezzo, in realtà abbiamo già potuto assistere ad un fenomeno sociale unico nel suo genere.

Lascia un commento su "Napoli, le sue radici e il calcio"

Commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato


*