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pagina 4

febbraio 2006

Numero 3

evocata che esperita, sull’”intimo significato” del mito, che da secoli lega tante “anime” di ogni parte del mondo ai Campi Flegrei.
Abusato a tal punto, da provocare una crisi di rigetto, solo a sentirlo nominare, il mito è diventato, in ambito locale, lo slogan, con cui si pubblicizza una campagna pubblicitaria, uno spettacolo e una specialità gastronomica o, come in troppe occasioni, l’ospite d’onore, di interminabili serate autocelebrative.

foto p.d.r.

Ciò nonostante, la terra del mito, continua a rappresentare il mistero e il fascino delle antiche origini, il luogo, dove l’uomo contemporaneo, spera di trovare nuove risposte alle sue precarie sicurezze, come in un processo alchemico: si ritorna alla materia “povera” per operare la trasformazione verso una nuova identità.
In una manifestazione culturale di alcuni anni fa, a cui ho legato un bellissimo ricordo, ebbi la fortuna di assistere ad un evento, che, meglio di ogni altro, riuscì a chiarire l’importanza del mito nella vita dell’uomo contemporaneo.
Al Castello di Baia, in quell’occasione, incontrai il professore Aldo Carotenuto, docente di psicologia della personalità alla Sapienza di Roma, morto in questo mese di un anno fa, lasciando un grande vuoto, misto a stupendi ricordi, in chi l’ha conosciuto.
Era una notte di metà settembre e la luna, alta nel buio tra le stelle, illuminava l’intero castello come fosse giorno.
Carotenuto, parlando del mito affermò che: …”vivere nel mito non è solo un modo di dire, ma sta ad indicare che soltanto il mito riesce a rispondere a quelle che sono le nostre insoddisfazioni della vita… noi tutti viviamo nel mito !”
“La vita non ha nessun significato e noi non ci possiamo illudere, però, vivere senza significato è molto difficile ed allora se il mito viene affrontato e compreso come personale , anche se può sembrare un momento di illusione, riesce a dare significato a quello che a noi sembra privo di significato”.
“Recentemente”, continuò il professore, “una giovanissima donna che per tanto tempo ha desiderato di dare alla luce un figlio, al sesto mese di gravidanza, improvvisamente si sente male, corre dal medico ed il medico le dice, che da due mesi il bambino è morto.”

 

Le domande essenziali che questa donna si poneva erano: “ma che cosa significa per me? Perché mi è dovuto accadere questa cosa?
Domande sulle quali, si concentra il lavoro dell’analista, per aiutare a scoprire il proprio mito personale e, una volta trovato, dare inizio a quel processo di trasformazione, che passa inevitabilmente, attraverso una rivisitazione della propria esistenza, per riuscire, alla fine del percorso, a guardare la vita sotto una luce diversa; come Psiche, l’eroina delle “metamorfosi” di Apuleio, il mito per eccellenza della figura femminile, “la prima femminista ante litteram”, alla quale non era concesso vedere il volto del marito, altrimenti l’avrebbe perso insieme a tutte le sue ricchezze, che trovava invece il coraggio di guardare in faccia al suo ”Amore”, rinnegando così, in un solo colpo, la falsa beatitudine in cui era stata imprigionata.
Questa testimonianza creò l’effetto di un’azione drammaturgica col pubblico, che, forse per la prima volta, visse l’esperienza di un mito tangibile, vivo, per tanti versi legato alla vita di tutti i giorni ed in grado, come nell’antichità, di liberare l’uomo dal peso delle sue sofferenze e delle sue passioni.
La serata si concluse, come alla fine di ogni viaggio, con il mito di Ulisse, che rappresenta l’uomo, nella sua condizione psicologica, della grande insoddisfazione: “se non sappiamo accettare di vivere la vita istante dopo istante, non capiremo mai il significato del mito”. Con queste parole il Professore ci lasciò alle musiche ed ai canti, che proseguirono l’evento di quella notte.


EVENTI

Nel 2005 Le Nuvole, con l’appoggio del Miur (Ministero dell’università e della ricerca), hanno lanciato la prima edizione del premio di drammaturgia scientifica Co_scienze, parte di un progetto più ampio. Il concorso si propone di segnalare ed individuare autori teatrali contemporanei sollecitando la scrittura teatrale di nuove opere letterarie, di taglio scientifico e divulgativo. Le opere, inedite e ispirate ad argomenti scientifici del passato e del presente, possono essere rivolte a bambini, ragazzi e adulti. Il premio consiste nella messa in scena del testo vincitore a cura de Le Nuvole di Napoli, con debutto entro l’anno successivo al concorso.
Una trentina di opere sono pervenute a Città della Scienza per la prima edizione di Co_scienze, da tutta Italia: da Sona (Vercelli), Paullo (Milano), Ferrara, Rapallo (Genova), Verbania, Montecompatri (Roma), Roma, Palermo, Giarre (Catania), Sciacca (Agrigento), Cesarò (Messina). Sette lavori provenivano da Napoli. Tra questi, quello del vincitore, Francesco Feola, scelto da una giuria composta da Vittorio Silvestrini (presidente), ordinario di Fisica generale, saggista e ideatore di Città della Scienza a Bagnoli; Emilio Balzano, docente di Fisica generale all’università Federico II di Napoli; Fabio Cocifoglia, autore, regista, attore; Maria D’Ambrosio, sociologa e ricercatrice all’Università Suor

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