Tutta la
vicenda accade a Napoli, palcoscenico vivente, che non è solo sfondo, ma
vero e proprio attore, luogo di passaggio tra Oriente e Occidente, tra
passato e presente, tra i vivi e i morti, tra l’acqua e il fuoco, che
fatalmente colpì al cuore e alla mente Goethe, Nerval, Gautier, Lamartine
e tanti altri viaggiatori del “Grand Tour”, attraverso gli scritti dai
quali nacque, proprio nel primo ottocento, quella visione della città che
ancora oggi perdura nell’immaginario collettivo del mondo.
Luogo di fascinazione, che invita all’abbandono della mente, Napoli,
simbolo di tutte quelle metropoli sospese tra nobiltà e degrado e che,
nella loro unicità ed universalità, nascondono il segreto della loro
forza, del loro coraggio e della loro propensione al sorriso. Una Napoli
antica e moderna nei volti di chi ancora oggi la vive. Una Napoli da
raccontare allo stesso modo di quando si tenta di ricordare un sogno.
La vicenda principale, che si svolge tra Napoli e Procida, si intreccia
agli accadimenti politici e alle azioni belliche di Gioacchino Murat che
avvengono in uno spazio fuori dal tempo, dove le parole e i gesti possono
conservare toni aulici, romantici, senza perdere di credibilità e di
attualità, offrendo emozione e partecipazione, in un linguaggio più
consono alle vicende della Storia con la “esse” maiuscola.
Uno spazio che guarda a quel cinema che preferiva ricostruire gli
ambienti, interni ed esterni, negli Studios. Uno spazio nel quale i
personaggi della storia stiano a loro agio, come nel melodramma, nei libri
di scuola, come in un album delle figurine, come al popolo piace
immaginarli. |