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pagina 3

luglio 2006

Numero 8

Bacoli

Tra Cavalleria rusticana
e monnezza…

di Nicola Magliulo


Metti una sera d’estate la Cavalleria rusticana eseguita dall’orchestra del S. Carlo nelle Terme di Baia, bellissime e illuminate, interrotta dalle sirene di cittadini di Baia (eco del problema degli ormeggi che si ripete assurdamente ogni estate da anni per un braccio di ferro tra Regione, consorzi, con relativi ricorsi al Tar): due tra i molteplici volti contraddittori degli attuali Campi Flegrei.

Foto PDR

Da un lato le amministrazioni regionali guidate da Bassolino hanno il merito di aver dato un impulso senza precedenti alla tutela e valorizzazione dei beni culturali flegrei, mentre, dall’altro lato, hanno un bilancio fallimentare sul problema della raccolta dei rifiuti (ma cercherete invano un’opposizione degna di questo nome).
In questi giorni sale l’odore nauseabondo della monnezza che dalla strada arriva a deliziarci attraverso le finestre aperte per il gran caldo; l’ultima trovata dell’Asìa, di cui si legge sui quotidiani, di cospargere qui e là le montagne di rifiuti lungo i marciapiedi con una sorta di deodorante per ridurre per qualche ora i miasmi, dà il senso, beffardo e tragico, del punto di non ritorno cui si è arrivati. Siamo costretti a sopportare un degrado crescente: in quest’estate, che appare peggiore della precedente, a Pozzuoli come a Bacoli, e ovunque nel napoletano, cataste di monnezza fanno bella mostra di sé e inondano l’aere di una puzza a dir poco sgradevole, mettendo a repentaglio la salute della gente che, come è accaduto ancora in questi giorni, esasperata dà fuoco ai sacchetti aggiungendo altri rischi e dosi di diossina.
Il neoministro verde Pecoraro Scanio aveva annunciato, in un’intervista concessa poco dopo il suo insediamento, la necessità di intraprendere decisamente la strada della raccolta differenziata, rilanciando tra l’altro il metodo della raccolta porta a porta, usata anche in altri paesi europei. Solo buoni propositi?
Si dice: ma il fallimento degli amministratori è giustificato dalla presenza di forti interessi camorristici nel settore: quindi dobbiamo rassegnarci a tenere la monnezza in strada come si subisce il prelievo di regolari estorsioni?...
Un bel libro uscito anni fa, e ristampato recentemente, Un mondo usa e getta. La civiltà dei rifiuti e i rifiuti della civiltà, edito da Feltrinelli, scritto da Guido Viale, rappresenta una sorta di summa sul problema visto sia come metafora della nostra civiltà (con riferimenti filosofici, economici, letterari), che sotto il profilo pratico (con suggerimenti di soluzioni operative).

 

L’autore, che è stato consulente in materia anche di alcune amministrazioni di città italiane, spiega come si debba agire su livelli e con strumenti diversi, ma che la soluzione non può che stare innanzitutto nella riduzione della quantità di rifiuti, senza la quale nessun incremento di discariche e impianti potrà bastare: “Gli impianti di smaltimento sono come i fatidici parcheggi al centro delle città: più parcheggi si costruiscono e più automobili arrivano…così invece di attenuare la congestione del traffico, essi non fanno che aggravarla. Analogamente più inceneritori e discariche e piattaforme polifunzionali e magazzini di stoccaggio si costruiscono e più ci si sentirà autorizzati a produrre rifiuti, e gli impianti esistenti non basteranno mai…”.
Resta il fatto, scrive ancora Viale, che impianti di smaltimento o di trattamento dei rifiuti continueranno ad essere necessari e che da qualche parte occorrerà localizzarli; a tal fine appare utile programmare e realizzare impianti di taglia ridotta, con compensazioni finanziarie (indennità) e ambientali (zone verdi, risanamenti, bonifiche) per le comunità delle zone in cui verranno installati; inoltre occorrerà una negoziazione trasparente e non paternalistica, che coinvolga direttamente le comunità interessate per superare la sfiducia e valutare insieme l’impatto ambientale che ne può derivare.
Riuso, riciclaggio e recupero energetico, sono dunque i tre obbiettivi da perseguire.
Nei mesi scorsi a Bacoli, era stato annunciato l’inizio della raccolta differenziata; di fronte casa mia, era comparso un contenitore del tutto simile ad un cassonetto solo con una scritta diversa indicante la raccolta differenziata, il che ha favorito il suo uso come un cassonetto qualunque. E non sembra che nel comune la raccolta decolli…
Io, intanto, sogno California, e, come altri, quando posso metto da parte le bottiglie di vetro per il contadino che le riusa, i giornali per un amico che li riutilizza, i vestiti vecchi per le associazioni di volontariato; confesso di aver rinunciato a cercare i contenitori per le batterie fuori le farmacie, e conservo in casa un vecchio computer e un cellulare che non so a chi dare, in attesa di imbattermi prima o poi nel servizio pubblico di raccolta di elettrodomestici fuori uso; faccio anche belle lezioncine a mio figlio e ai miei studenti, spiegando la follia di spendere cifre blu per mandare i rifiuti in Germania e i vantaggi della differenziata.
Qualche volta, citando sempre dal libro di Viale, attiro la loro attenzione sulla ‘saggezza’ di un’umanità che ha inventato e prodotto il nucleare senza preoccuparsi del piccolo problema di dove metterne le scorie, o sulla schizofrenia di spot pubblicitari in cui le auto corrono libere in spazi vuoti e desertici mentre è stato calcolato che trascorriamo anni di vita bloccati nelle file del traffico cittadino.
E, per finire in allegria e tornare a bomba, Viale ricorda come gli impianti di smaltimento distano in genere molti chilometri da dove i rifiuti sono prodotti e raccolti, per cui non avrebbe senso farli trasportare dai compattatori, ovvero dai mezzi della N.U. che sono costosi e lenti: “ Per questo ai margini – o spesso anche nel bel mezzo - dei grossi centri abitati sono state organizzate delle “piazzole di trasferimento”, dove i compattatori ‘scaricano’, formando e riformando enormi mucchi di rifiuti a cielo aperto, che una pala meccanica si incarica di ricaricare su automezzi più adatti alle lunghe percorrenze. Questo spettacolo è una delle cose più orribili, ma anche più istruttive che si possa vedere…perché qui si vede come il processo di formazione dei rifiuti urbani sia perpetuo. Le pale meccaniche, impegnate in una moderna fatica di Sisifo, lavorano giorno e notte, ma non riescono ad avere ragione di quella montagna di spazzatura, che continuamente si riforma”.

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