Bacoli
Tra Cavalleria rusticana
e monnezza…
di Nicola Magliulo
Metti una
sera d’estate la Cavalleria rusticana eseguita dall’orchestra del
S. Carlo nelle Terme di Baia, bellissime e illuminate, interrotta dalle
sirene di cittadini di Baia (eco del problema degli ormeggi che si ripete
assurdamente ogni estate da anni per un braccio di ferro tra Regione,
consorzi, con relativi ricorsi al Tar): due tra i molteplici volti
contraddittori degli attuali Campi Flegrei.
Da un lato
le amministrazioni regionali guidate da Bassolino hanno il merito di aver
dato un impulso senza precedenti alla tutela e valorizzazione dei beni
culturali flegrei, mentre, dall’altro lato, hanno un bilancio fallimentare
sul problema della raccolta dei rifiuti (ma cercherete invano
un’opposizione degna di questo nome).
In questi giorni sale l’odore nauseabondo della monnezza che dalla
strada arriva a deliziarci attraverso le finestre aperte per il gran
caldo; l’ultima trovata dell’Asìa, di cui si legge sui quotidiani, di
cospargere qui e là le montagne di rifiuti lungo i marciapiedi con una
sorta di deodorante per ridurre per qualche ora i miasmi, dà il senso,
beffardo e tragico, del punto di non ritorno cui si è arrivati. Siamo
costretti a sopportare un degrado crescente: in quest’estate, che appare
peggiore della precedente, a Pozzuoli come a Bacoli, e ovunque nel
napoletano, cataste di monnezza fanno bella mostra di sé e inondano
l’aere di una puzza a dir poco sgradevole, mettendo a repentaglio
la salute della gente che, come è accaduto ancora in questi giorni,
esasperata dà fuoco ai sacchetti aggiungendo altri rischi e dosi di
diossina.
Il neoministro verde Pecoraro Scanio aveva annunciato, in un’intervista
concessa poco dopo il suo insediamento, la necessità di intraprendere
decisamente la strada della raccolta differenziata, rilanciando tra
l’altro il metodo della raccolta porta a porta, usata anche in
altri paesi europei. Solo buoni propositi?
Si dice: ma il fallimento degli amministratori è giustificato dalla
presenza di forti interessi camorristici nel settore: quindi dobbiamo
rassegnarci a tenere la monnezza in strada come si subisce il
prelievo di regolari estorsioni?...
Un bel libro uscito anni fa, e ristampato recentemente, Un mondo usa e
getta. La civiltà dei rifiuti e i rifiuti della civiltà, edito da
Feltrinelli, scritto da Guido Viale, rappresenta una sorta di summa sul
problema visto sia come metafora della nostra civiltà (con riferimenti
filosofici, economici, letterari), che sotto il profilo pratico (con
suggerimenti di soluzioni operative).
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L’autore, che è stato consulente in materia anche di
alcune amministrazioni di città italiane, spiega come si debba agire su
livelli e con strumenti diversi, ma che la soluzione non può che stare
innanzitutto nella riduzione della quantità di rifiuti, senza la quale
nessun incremento di discariche e impianti potrà bastare: “Gli impianti di
smaltimento sono come i fatidici parcheggi al centro delle città: più
parcheggi si costruiscono e più automobili arrivano…così invece di
attenuare la congestione del traffico, essi non fanno che aggravarla.
Analogamente più inceneritori e discariche e piattaforme polifunzionali e
magazzini di stoccaggio si costruiscono e più ci si sentirà autorizzati a
produrre rifiuti, e gli impianti esistenti non basteranno mai…”.
Resta il fatto, scrive ancora Viale, che impianti di smaltimento o di
trattamento dei rifiuti continueranno ad essere necessari e che da qualche
parte occorrerà localizzarli; a tal fine appare utile programmare e
realizzare impianti di taglia ridotta, con compensazioni finanziarie
(indennità) e ambientali (zone verdi, risanamenti, bonifiche) per le
comunità delle zone in cui verranno installati; inoltre occorrerà una
negoziazione trasparente e non paternalistica, che coinvolga direttamente
le comunità interessate per superare la sfiducia e valutare insieme
l’impatto ambientale che ne può derivare.
Riuso, riciclaggio e recupero energetico, sono dunque i tre obbiettivi da
perseguire.
Nei mesi scorsi a Bacoli, era stato annunciato l’inizio della raccolta
differenziata; di fronte casa mia, era comparso un contenitore del tutto
simile ad un cassonetto solo con una scritta diversa indicante la raccolta
differenziata, il che ha favorito il suo uso come un cassonetto qualunque.
E non sembra che nel comune la raccolta decolli…
Io, intanto, sogno California, e, come altri, quando posso metto da parte
le bottiglie di vetro per il contadino che le riusa, i giornali per un
amico che li riutilizza, i vestiti vecchi per le associazioni di
volontariato; confesso di aver rinunciato a cercare i contenitori per le
batterie fuori le farmacie, e conservo in casa un vecchio computer e un
cellulare che non so a chi dare, in attesa di imbattermi prima o poi nel
servizio pubblico di raccolta di elettrodomestici fuori uso; faccio anche
belle lezioncine a mio figlio e ai miei studenti, spiegando la follia di
spendere cifre blu per mandare i rifiuti in Germania e i vantaggi della
differenziata.
Qualche volta, citando sempre dal libro di Viale, attiro la loro
attenzione sulla ‘saggezza’ di un’umanità che ha inventato e prodotto il
nucleare senza preoccuparsi del piccolo problema di dove metterne le
scorie, o sulla schizofrenia di spot pubblicitari in cui le auto corrono
libere in spazi vuoti e desertici mentre è stato calcolato che
trascorriamo anni di vita bloccati nelle file del traffico cittadino.
E, per finire in allegria e tornare a bomba, Viale ricorda come gli
impianti di smaltimento distano in genere molti chilometri da dove i
rifiuti sono prodotti e raccolti, per cui non avrebbe senso farli
trasportare dai compattatori, ovvero dai mezzi della N.U. che sono costosi
e lenti: “ Per questo ai margini – o spesso anche nel bel mezzo - dei
grossi centri abitati sono state organizzate delle “piazzole di
trasferimento”, dove i compattatori ‘scaricano’, formando e riformando
enormi mucchi di rifiuti a cielo aperto, che una pala meccanica si
incarica di ricaricare su automezzi più adatti alle lunghe percorrenze.
Questo spettacolo è una delle cose più orribili, ma anche più istruttive
che si possa vedere…perché qui si vede come il processo di formazione dei
rifiuti urbani sia perpetuo. Le pale meccaniche, impegnate in una moderna
fatica di Sisifo, lavorano giorno e notte, ma non riescono ad avere
ragione di quella montagna di spazzatura, che continuamente si riforma”.
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