Pokèmon GO. Da oggi anche in Italia

E’ la nuova mania che spopola in questi giorni tra gli smartphone di milioni di giovani e meno giovani: Pokèmon GO. Si tratta di un videogioco sviluppato da Niantic per sistemi iOS e Android che utilizza la tecnologia GPS e la realtà aumentata, offrendo così un fenomeno di geolocalizzazione alla persona che ne fa uso, che si catapulta così all’interno del gioco, sfruttando un contesto reale cui vengono aggiunti elementi virtuali. E’ basato sulla saga Pokèmon che ha appassionato bambini e ragazzi per diverse stagioni in TV e sulle console portatili Nintendo, e lo scopo iniziale è quello di catturare il maggior numero possibile di “mostriciattoli” che verranno aggiunti man mano come inserto virtuale all’obiettivo della fotocamera degli smartphone stessi, semplicemente spostandosi fisicamente (e dettando quindi lo spostamento al proprio alter ego virtuale del videogioco).
La data di rilascio è stata il 6 Luglio 2016 per l’Australia e il giorno dopo per gli Stati Uniti. In Europa l’applicazione è stata rilasciata ufficialmente tra il 13 e il 15 (oggi è anche la data di rilascio ufficiale in Italia), ma il boom questa volta non ha nemmeno aspettato i termini previsti: in Europa, infatti, la diffusione era già in atto da più di una settimana, dato che è stato possibile scaricare l’applicazione da Internet, appoggiandosi ad altri server extra-continentali. Da giorni infatti (e per certo, a maggior ragione, continuerà ad essere così), per le strade si può assistere alla visione di ragazzi di tutte le età camminare col proprio cellulare alla ricerca degli obiettivi del gioco.
Il boom così rapido di questo fenomeno è probabilmente dovuto ad un convogliare di vari fattori. In primis, si è risvegliata una vecchia passione per i meno piccini per una delle saghe che essi seguivano durante l’adolescenza. In secondo luogo, si tratta di una tecnologia innovativa, che spezza drasticamente le catene con un passatovideoludico statico (per quanto si trattasse di console portatili), in cui il fenomeno dell’immedesimazione, a dispetto di ora, era parziale. E infine, ma non meno importante, si tratta di un fenomeno che rompe gli schemi, in quanto la storia videoludica fino ad oggi ha sempre spinto i ragazzi a restare in ambienti chiusi, rappresentando un fenomeno interiorizzante, mentre ora li spinge a calcare le strade con una curiosità che i videogiochi del passato avevano assopito.
Tutto questo è molto bello per gli appassionati di videogiochi, ma come in tutto c’è una giusta misura, e gli effetti negativi sono evidenti. Ad esempio, sono in forte crescita i numeri che riguardano le violazioni di proprietà private, che invece sono reali e l’invalicabilità dei confini non può venire di certo meno a causa di fenomeni virtuali. Ne viene di conseguenza, che se qualcuno è disposto a spingersi oltre i confini di una proprietà privata, questi potrà fare lo stesso ragionamento anche qualora un obiettivo del gioco dovesse portarlo di fronte ad un territorio impervio, mettendo quindi a rischio la propria incolumità. La stessa incolumità che è stata già messa a rischio o addirittura danneggiata in alcuni casi accertati di guida pericolosa od altri fenomeni dovuti ad una scarsa attenzione prestata al contesto reale in cui ci si trova (nonostante il messaggio che appare al lancio del gioco), perché distratti dal cellulare, e se già sono tanti gli esempi di vite umane stroncate a causa di un selfie o una ripresa video, a maggior ragione, ahimè, il numero di incidenti di questo genere è destinato anche a crescere.

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