Pozzuoli / Rione Toiano, una frattura lunga quasi 40 anni

Nato per dare una risposta abitativa ai cittadini di Pozzuoli, sfrattati dal Rione Terra e dal centro storico dopo il bradisismo del 1970, il rione Toiano rappresenta la prima frattura, il primo strappo nella storia di Pozzuoli, per essere più preciso: è l’inizio dell’azzeramento della storia di una comunità che è proseguita in maniera inarrestabile fino ai nostri giorni, passando per la forte accelerazione dell’emergenza bradisismica del 1983/84.

Il rione Toiano è posto al centro tra l’antica Pozzuoli e il “contemporaneo” megaquartiere di Monterusciello, ed è il centro dell’attività amministrativa, dove si trova la casa comunale, ci sono le scuole, pochi negozi, una latente immagine di normalità che scompare completamente quando chiudono scuole ed uffici e soprattutto quando fa buio: solo allora il senso di smarrimento e di impenetrabile vuoto trasmettono un profondo sconforto.

Ad una ragazza di 18 anni, che vive da sempre in questo rione, ho chiesto di esprimere qualche opinione, garantendole, su sua richiesta, l’anonimato:

D: Come vive una ragazza della tua età nel rione Toiano?

R : Sono nata in questo rione, ho sempre sentito la mancanza di luoghi d’incontro diversi dalle piazzette, i muretti di cemento, o le panchine dove sedersi a parlare; crescendo , mi sono spostata verso Napoli, ma più spesso vado a Pozzuoli, dove almeno un po’ di vivacità si trova ancora.

D: Ti piacerebbe vivere a Pozzuoli centro?

R: In verità Pozzuoli è più movimentata, ci sono tanti negozi, ma lo stesso non offre nulla ai giovani, ci sono poche iniziative, pochi stimoli. Si possono fare delle attività… non so, ad esempio andare in palestra o in piscina, ma queste sono a pagamento, al massimo ne puoi fare una.

D: Cosa vorresti che si facesse per migliorare la vivibilità nel tuo quartiere, secondo te quali sono le cose più importanti da fare subito?

R: Ci dovrebbero essere più autobus, soprattutto la sera e nei giorni festivi, per potersi spostare meglio verso Pozzuoli, e Napoli.

La domenica, nei giorni di festa… a Natale per esempio, è un mortorio , se non trovi chi ti accompagna con l’auto sei costretta a tornare presto a casa…poi il quartiere è degradato, ci sono solo le scuole e basta… non lo so da dove bisognerebbe iniziare, io spero di trovare un lavoro” fuori”, come hanno fatto altre amiche… perché vivere qui è troppo triste.

Le piazzette, sono luoghi “accerchiati” da auto che sgommano a tutta velocità, i vicoli non esistono, sono semplicemente sostituiti da spazi vuoti tra fabbricati e sotto i fabbricati per lo più attraversati da cani randagi, spesso aggregati in branchi che conferiscono al quartiere un ulteriore senso di degrado ed abbandono.

Gli episodi di intolleranza e microcriminalità si sono particolarmente accentuati negli ultimi due anni” mi conferma un docente dell’ Istituto Superiore Polispecialistico nel quale coesistono un corso professionale, un liceo scientifico e psicopedagogico ed un liceo classico.

Una clima di violenza che pesa non poco sul normale andamento dell’attività didattica e sugli aspetti più generali della vita nel quartiere. Spesso gli sforzi che compiono i docenti, gli studenti i genitori e gli stessi abitanti, sembrano scontrarsi con l’arroganza di chi vive nella convinzione, di poter rovesciare le regole della convivenza civile.

Venerdì 16 febbraio, individui tuttora ignoti, si sono introdotti nell’istituto vuoto, ed hanno devastato completamente il primo piano, hanno spaccato cattedre, sedie, tavoli da lavoro e frantumato vetri di alcune finestre, infine, come se non bastasse, hanno rovesciato i cestini dell’immondizia, imbrattando con il loro contenuto tavoli e pavimenti.

Dai muri sono stati strappati ed azionati gli estintori lasciando un odore acre ed irritante che rendeva l’aria irrespirabile, intrisa di un’intensa polvere bianca.

Questo è solo l’ultimo di una serie di episodi verificatisi negli ultimi tempi, coinvolgendo anche alcuni uffici pubblici attigui all’Istituto Superiore Polispecialistico.

Più di tre mesi fa, tutte le classi dell’ Istituto, gli uffici comunali della segnaletica stradale e quelli della civica biblioteca, sono stati “travolti da un insolito destino”.

All’ora di apertura degli uffici e della scuola, studenti, lavoratori, docenti, hanno trovato i cancelli, sia quello principale della scuola, che l’altro in comune con gli uffici pubblici, sbarrati con catene e lucchetti, tenendo fuori, per strada, qualche centinaia di persone per oltre 45 minuti. Inoltre il motore elettrico azionante il cancello dell’Istituto è stato messo fuori uso con il lancio di materiale infiammabile.

Andando ancora un po’ più indietro nel tempo, circa quattro mesi fa, la Biblioteca civica, è stata letteralmente presa di mira dai soliti ignoti, infatti dopo aver subito due furti con scasso, c’è stato il lancio di un orologio da polso che è finito sul parabrezza di una “Panda”, lesionandolo irrimediabilmente.

Il fatto che si trattasse di un orologio, anche di buona marca, da quanto ho appreso, ha suscitato qualche comprensibile risatina, facendo pensare ad una “bravata”, anche se un po’ “eccessiva”. Un secondo “lancio” , avvenuto qualche giorno dopo, ha dato un messaggio differente e di ben altra natura, un’azione molto diversa da una semplice bravata.

Questa seconda volta, una grossa pietra, dura come il porfido, è come caduta dal cielo fermandosi, fortunatamente, a pochi metri da un passante, che sbigottito l’ha raccolta, per mostrarla alle persone subito accorse e sbalordite da quella visione.

Per ultimo solo qualche accenno alle continue “attenzioni” a dir poco disgustose che da lungo tempo vengono riservate alla Biblioteca civica: escrementi umani davanti alla porta d’ingresso, e una quantità consistente, di preservativi, disseminati tutt’intorno all’edificio.

Comportamenti inspiegabili sul piano umano e civile, ma che ci consentono comunque di azzardare una spiegazione, inquadrandoli all’interno dei “codici” della variegata fauna della micro/criminalità, la quale per edificare la sua egemonia ha bisogno evidentemente, di delegittimare tutto ciò che ha a che fare con la cultura ed il progresso sociale: una sorta d’ istinto primitivo, comune ad altre specie animali, di appropriarsi di nuovi spazi, marcandoli con i propri residui organici.

Tuttavia questi episodi vanno relativizzati andando a individuare soprattutto quelli fortemente deviati e cercando di intervenire sulla marginalità sociale, prodotta da un sistema sempre meno includente e ampliando il contesto delle relazioni sociali positive, per soddisfare la crescente domanda di miglioramento della propria qualità di vita.

Gli abitanti del rione Toiano, come quelli di Monterusciello, parlano di Pozzuoli come se fosse un’altra città, la testimonianza all’inizio della ragazza ne è una prova; una mancanza d’identità, che lascia intuire quanto sia lungo ancora, il cammino da fare verso uno sviluppo integrato del territorio.

Un processo costellato di scelte ed errori umani, di interessi contrastanti che hanno favorito una frattura lunga quasi 40 anni i cui frutti sono sotto gli occhi di tutti.

Forse hanno ragione alcuni puteolani quando dicono: “Pozzuoli è una città sfortunata”.

Questo è un modo per rispondere con affetto alle “disavventure” , alle “vocazioni” mortificate, alle occasioni perse.

Il termine “sfortunata” sposta sul piano emotivo le “emergenze”, trasferendole nella dimensione più umana delle “disgrazie”, un amore quasi materno, con il quale si condivide consapevolmente la sorte della propria città.

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