Quagliarella, la fine di un incubo. La vicenda che ha scosso lo sport italiano e la città di Napoli

Lo sport italiano, e in special modo, la città di Napoli, hanno subito uno scossone dinanzi alla vicenda del calciatore napoletano Fabio Quagliarella, venuta a galla un paio di settimane fa, in seguito alla condanna dello stalker che lo tormentava, come egli stesso ha confermato ai microfoni delle emittenti tv che lo avevano intervistato nel primo dopopartita da “uomo libero”. La storia è stata poi ripresa da Le Iene che, attraverso un’intervista al calciatore e al padre, mandata in onda nella puntata di ieri, hanno potuto fare maggior chiarezza sulla questione.

La vicenda risale al periodo in cui Quagliarella militava nel Napoli, squadra della sua città, da cui, secondo quanto ha riferito, è stato costretto ad andar via intimorito da un fenomeno di stalking che lo riguardava. Il calciatore, che dopo la condanna dello stalker ha potuto finalmente far uscire allo scoperto una brutta storia durata anni, ha raccontato di centinaia di lettere minatorie e false accuse che lo avrebbero visto invischiato in storie di camorra o pedofilia, spedite alla sua famiglia e alla società Calcio Napoli da Raffaele Piccolo, un poliziotto della Postale che si fingeva amico e determinato a trovare un presunto colpevole di azioni che egli stesso avrebbe compiuto.

Fabio ha parlato della difficoltà della scelta di lasciare la sua città, perché la sua vita era ormai diventata un inferno. E soprattutto la difficoltà di vedersi additato come traditore dai suoi tifosi, cosa che nel calcio siamo abituati a vedere. Ma in questa storia il calcio c’entra poco. Il vero problema è che troppo spesso si tende ad identificare una individuo con l’attività che esso svolge, e nel caso di un personaggio noto, ci si dimentica spesso che dietro la fama si nasconde una persona comune come tutte le altre con i propri problemi, e ci si ricorda di ciò solo in caso di avvenimenti spiacevoli come questo. La stessa società, probabilmente, ha temuto più di vedere lesa la propria immagine per le vicende di cui sopra di un suo tesserato, che di provare a tutelarlo. Ed è probabile che questo sia un modus operandi di molti ambienti lavorativi.

Venendo al reato, questo esempio che indubbiamente ha avuto una risonanza maggiore rispetto ad altri, ricorda a tutti come lo stalking non è da sottovalutare come una semplice “scocciatura”. Ne sentiamo parlare soprattutto per casi di vicende amorose, ma in seguito a quanto detto si può constatare che si può addirittura arrivare a mettere a rischio la carriera di un professionista. Secondo quanto detto al termine dell’intervista da un amico del calciatore, anch’egli coinvolto suo malgrado, ci sono delle alte probabilità che il reato cada in prescrizione dopo l’appello, rendendo quindi vana la condanna commutata al colpevole. Se ciò dovesse avvenire, indubbiamente sarebbe un’altra sconfitta per la giustizia del nostro Paese, su cui occorrerebbe interrogarsi.

Nel frattempo, ci si auspica che il rapporto tra Fabio Quagliarella e il popolo dei tifosi si riappacifichi, perché troppo spesso in Italia ci si dimentica che lo sport dovrebbe unire le persone, e che le divisioni dovrebbero limitarsi solo alla durata della prestazione sportiva stessa.