Scontro De Magistris – Saviano

E’ ormai noto da tempo il fatto che, raccontare alcune verità, spesso crude e senza filtri, su di una città, non concilia con la politica che quella città deve amministrarla. E così siamo di fronte ad una nuova contesa, avvenuta in questi giorni, tra lo scrittore Roberto Saviano e il sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Il sindaco accusa Saviano di continuare a speculare sulle disgrazie che accadono in città, nonostante i progressi economici e culturali che essa stia raggiungendo, ma occorre dire che uno scrittore ha solo la penna e le sue parole come strumenti, e quando ci si trova di fronte ad alcuni casi di cronaca come sparatorie in pubblico con degli innocenti come vittime, è difficile, anche solo per onestà intellettuale, non raccontare, magari pensando alla cultura e all’economia in sviluppo.

A qualunque cittadino napoletano probabilmente dà fastidio che la sua città (di cui preferirebbe parlare per la sua bellezza e l’arte che la circonda), venga sconvolta da episodi di criminalità, ma che egli scelga di parlarne oppure no, questi episodi ci sono e ci saranno. Anzi, senza parlarne probabilmente questi episodi verrebbero legittimati e assolti come normalità. Un rischio gravissimo. Ed è per questo che Saviano si chiede in che modo il problema della città possa essere chi racconta, invece di chi si muove nell’illegalità.

D’altronde, storicamente, il ruolo degli intellettuali è sempre stato quello di raccontare la realtà, metterla a nudo e spiegarla a coloro che ne fruivano attraverso dei filtri impostati dalla politica, dall’educazione o dai contesti storici. De Magistris accusa Saviano anche di non vivere la città, ma il ruolo dell’intellettuale è anche quello di viverla sì fisicamente per sapere di cosa si sta parlando, ma di giudicarla da super partes, senza condizionamenti.

La ricerca e il racconto della verità oltre quella di facciata, sono da sempre il motore intellettuale di una comunità. Se nel 1972, ad esempio, i reporter del Washington Post, Bob Woodward e Carl Bernstein non avessero voluto raccontare qualcosa che avrebbe potuto ledere la loro società, il mondo non sarebbe mai venuto a conoscenza dello scandalo Watergate.

In conclusione, perché gli sviluppi culturali ed economici del contesto napoletano dovrebbero in qualche modo escludere la trasparenza su ciò che accade nei meandri (neanche così profondi) della città? Venire a conoscenza è sempre il passo antecedente all’intervento concreto per risolvere i problemi, e raccontare è il modo per aumentare la consapevolezza. Quindi sarebbe auspicabile che, invece di farsi la guerra tra le parti che dovrebbero salvaguardare la città stessa, questo sforzo venisse indirizzato altrove, con risultati maggiormente proficui.

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