Addio Angelo


E’ scomparso nei giorni scorsi l’amico professore e sacerdote Angelo D’Ambrosio. Persona onesta, gentile e colta, animata da una fede cristiana che proprio perché autentica ha attraversato periodi di dubbio e di allontanamento dalla Chiesa, alla ricerca di una coerenza tra il messaggio evangelico, i problemi e i drammi del popolo e le trasformazioni della modernità.
Non dimenticherò quando ho avuto il piacere di accompagnarlo, in arrampicate solitarie e irreali, tra le rovine del Rione Terra abbandonato e devastato, quando mi mostrava reperto per reperto tutto quello che avevano rubato e ne parlava come se avessero portato via parti della sua vita. Quando mi illustrò le carte del seminario dell’archivio vescovile, di cui ha curato preziose catalogazioni e pubblicazioni, compreso quei processi alle streghe di cui gli chiedevo; quando mi raccontava di come avesse contribuito alla scoperta del Tempio di Augusto sotto le mura del Duomo di Pozzuoli ferite dall’incendio accaduto negli anni sessanta.
Per molti anni le sue opere sulla storia e le Chiese di Pozzuoli sono state fonti importanti per chi avesse voluto conoscere il nostro passato sociale, politico e religioso.
Ha affrontato, infine, la sua ultima via crucis con la dignità che lo ha sempre caratterizzato. Addio Angelo: che questa città così poco all’altezza della sua storia, delle sue risorse, dei suoi figli migliori non ti dimentichi in fretta.


“ SANTI CHIESE E SORTILEGI ”

Quello che segue è il testo di una conversazione pubblicata sotto forma di intervista dalla rivista Campi Flegrei nel 1982 tra Nicola Magliulo e il prof. Angelo D’Ambrosio su alcuni aspetti della storia religiosa flegrea.

Le origini del Cristianesimo

M – Una premessa sullo stato della ricerca per ciò che concerne la storia religiosa della nostra zona.
D’A.- La storia religiosa e quella della religiosità dei Campi Flegrei non è stata ancora scritta. E ciò che è stato fin’ora pubblicato risente delle narrazioni leggendarie riguardanti i martiri e i santi di Pozzuoli.
Si tratta di un filone di notizie tramandate che citano personaggi e nomi a volte del tutto fasulli.
Uno degli esempi più evidenti riguarda S. Celso e S. Patroba. Il primo sarebbe stato il primo vescovo di Pozzuoli, addirittura consacrato da S. Pietro in una sua venuta nella predetta città nel 42 D. C. ; del secondo, invece, vescovo della medesima, si dice perfino che sarebbe stato uno dei 72 discepoli di Gesù.
M – Nel Duomo di Pozzuoli si conservano alcune tele raffiguranti per l’appunto S. Patrona, S. Celso e anche i Santi Onesimo, Alfio e Filadelfio.
D’A.- Si tratta di figure immaginarie compresi Onesimo, Alfio e Filadelfio. C’è stato da parte della Chiesa, specialmente nel medioevo, un atteggiamento teso a incrementare la fede e la pietà popolare, costruendo questi personaggi, che venivano tramandati da leggende e circondati tra l’altro, di una notevole potenza taumaturgica.
Durante il pontificato di Papa Giovanni XXIII, che oltre ad essere il Papa buono, il Papa del Concilio era uno storico attento e volle una riforma del calendario delle feste liturgiche delle chiese locali, fui incaricato per la Diocesi di Pozzuoli, di svolgere un lavoro appunto di riordinamento del nostro calendario al fine di sfrondarlo di eventuali santi fasulli.
Lo studio richiese molti anni ma alla fine si giunse alla compilazione del nuovo calendario, nel quale appunto sono depennati gli immaginari Celso, Patroba ed altri come ad es. Onesimo, Alfio, Filadelfio, Alessandro, Valentino ecc. ecc.
Purtroppo questi risultati sono rimasti in un ambito ristretto e non sono stati resi di pubblico dominio, tant’è che nell’annuale processione dei santi patroni che si svolge a Pozzuoli, continua ad essere venerata la statua di S. Celso.
M – Rieloghiamo un attimo ciò che finora si sa di certo sul periodo delle origini del cristianesimo nei Campi Flegrei. S. Paolo e la sua permanenza a Pozzuoli nel 61. d.c. , attestata dagli atti degli apostoli, la presenza di un gruppo di cristiani nel ricco e multiforme ambiente puteolano dell’epoca, la fede cristiana portata qui da qualche gruppo di ebrei convertiti; Cuma citata due volte nel Pastore di Erma, uno dei più antichi documenti cristiani.
Inoltre il paesaggio vulcanico dei Campi Flegrei sembra lo stesso di quello descritto in alcuni passi dell’ Apocalisse.

D’A.- Sì la venuta di S. Paolo è uno dei fatti più sicuri storicamente anche se Luca l’evangelista che è solitamente preciso nel riferire i fatti, è nel nostro caso abbastanza più generico e avaro di descrizioni puntuali.
Una figura interessante delle origini è Fiorenzo il primo vescovo di Pozzuoli storicamente documentabile.
Un sinodo romano addirittura si occupò di lui nel 371 – 372 d.c. Fiorenzo era puteolano e seguace dell’ antipapa Ursino; dalla detta assemblea fu condannato e invitato a lasciare la città, ma quando gli inviati del vescovo di Roma vennero a Pozzuoli, Fiorenzo che aveva adunato attorno a sé un notevole esercito, li cacciò e con l’aiuto delle sue truppe tenne testa per sei anni alle pressioni cui era sottoposto.
Un secondo Sinodo romano nel 378 si occupò di lui e il vescovo di Roma giunse a chiedere aiuto all’imperatore per riuscire amandarlo via. Interessante sarebbe pure indagare sulla sepoltura dei martiri puteolani.
Un documento del IX secolo testimonia che parte dei resti di Acunzio ed Eutiche sarebbero stati trasferiti a Napoli in un’urna sotto l’altare maggiore del Duomo. La parte che dovrebbe ritrovarsi ancora nella nostra zona non è stata ancora rintracciata.
M – I primi edifici ecclesiastici cristiani di cui si ha notizia sono il Praetorium Falcidii, la basilica di S. Stefano e il Duomo.
D’A.- Sì, dei primi due non si conosce la localizzazione precisa. Né sono riuscito ad individuarla sulla base delle indicazioni dello Scherillo. Comunque la zona dovrebbe essere nel quadrivio nei pressi di via Celle. Sarebbe interessante poter effettuare nel periodo autunnale, dopo le prime piogge, operazioni di rilevamento con sistemi come la fotografia aerea.

Medioevo e Controriforma

M – C’è un’antica preghiera di origine popolare napoletana nella quale S. Gennaro viene invocato come “ oh guappone della fede” e ancora “ aiutace pè carità in tanta necessità” ; in alcuni documenti conservati nell’archivio dei cappuccini si parla di prodigi di Gennaro il “taumaturgo” e si riportano testimonianze sul miracolo del bubbone quando infuriava la pesta anche a Pozzuoli nel 1656. E’ evidente, perfino nel singolare parallelo coll’antico ruolo di protezione del guappo, il bisogno del popolo di avere chi tuteli da simili flagelli, bisogno utilizzato a fini propagandistici dal clero di quell’epoca.
D’A.- Si tratta di un periodo del quale è essenziale per una chiesa, ormai allontanatasi dallo spirito evangelico, usare questi strumenti per una riconquista del consenso popolare alla fede cattolica.
Gli stessi documenti dei Cappuccini si inseriscono in questo clima. Va pure rilevato a proposito del miracolo del 1656 che a ben vedere la cicatrice non è altro che una venatura di marmo e che la strada dove sarebbe passata all’epoca la statua di S. Gennaro ( la pesterola) era una viuzza strettissima che portava alla porta secondaria della cittadella medioevale detta “postierla” ; denominazione corrotta in pesterola.
Ma c’è da aggiungere che nonostante sia ormai certo che la pietra col sangue che si conserva a Pozzuoli è un blocco stipite di un altare paleocristiano, si continua a presentarlo ai fedeli come sempre.
M – Restiamo in questa atmosfera medioevale e controriformistica. Si ha notizia di persecuzioni contro streghe taumaturghi nella nostra zona?
D’ A. – Si, quando lavorai a rimettere in ordine l’archivio vescovile ho trovato nella sezione “processi” un carteggio riguardante le fattucchiere e i malefici.
M – Due figure di vescovi emergono su tutte nella chiesa puteolana nell’immediato periodo post-controriformistico: L . Vairo ( 1587 – 1603) autore tra l’altro di un trattato sui sortilegi ecc. ( De fascino), rigido attuatore dei principi tridentini e L . Mongioio ( 1617 – 1630) condannato perché accusato di praticare lui stesso riti magici. Fenomeno non isolato quello di un qualche coinvolgimento in quel periodo di altiprelati nel mondo dei sortilegi ecc.
D’A.- L . Vairo, dopo poche settimane dal suo arrivo a Pozzuoli, effettuò una visita pastorale che gli consentì di prendere visione dello stato della diocesi. Per programmare una riforma nello spirito del concilio di Trento. Il 31 Maggio Vairo decretò l’istituzione del Seminario Diocesano e per la sua realizzazione tassò del 10% tutti i benefici ecclesiastici esistenti. La qual cosa gli provocò non poche opposizioni e inimicizie.
Vario si distinse nel perseguire il decoro nel culto e la regolarità dell’officiatura corale in Duomo, l’istruzione religiosa del popolo, il miglioramento culturale e morale del clero e dei fedeli.
Di fondamentale importanza il Sinodo Diocesano svoltosi nel 1602 per la storia della chiesa puteolana. In esso, applicando in pieno il vigore tridentino, vengono stabilite norme scrupolose su ogni aspetto della vita della diocesi.
Dal comportamento da tenersi durante le processioni ( oculorem vagationèm vitent, cioè non girate lo sguardo, per esempio) al de superstitionibus evitandiis nel quale si considera atto blasfemo ogni pratica magica, sortilegio, ecc.
Per quanto concerne L . Mongioio vescovo dotto e zelante, va subito premesso che nei primi decenni del 600, negromanti e tombaroli si aggiravano nella nostra zona setacciando tutte grotte, dove secondo una voce diffusasi in quel periodo, tra le rovine romane, si trovavano antichi tesori, che però erano custoditi da magici folletti. Bisognava ingraziarsi questi ultimi tramite preghiere e rituali magici.
L . Mongioio fu appunto accusato di aver incoraggiato preghiere per trovare tesori. Non si sa se da nemici del clero della nobiltà cittadina, della quale aveva utilizzato parte delle rendite per la costituzione del seminario.
Fu arrestato, portato a Roma processato dal S. Ufficio e rinchiuso nel Castel S. Angelo, condannato a dieci anni di carcere duro. Non volle rinunziare alla diocesi e si reputò vittima, sperando fino all’ultimo di poter tornare a Pozzuoli: Morì a Roma l’ 11 febbraio 1630.

1 Commento su "Addio Angelo"

  1. Angela Giustino | 26 aprile 2008 su 08:06 | Rispondi

    Angelo, hai consacrato le tappe più significative della nostra vita.
    Non hai mai dimenticato di farci dono di parole affettuose ad ogni
    ricorrenza. Ci hai portati tutti nel cuore come fossimo tuoi figli a
    cui dispensavi affettività, con discrezione.
    Sapevi che era ciò che desideravamo.
    Nel tuo sorriso, nella tua cordialità si nascondeva una autentica fede
    profonda che infondeva speranza, ma c’era anche l’amara consapevolezza
    dell’iniquità del mondo.
    Stridenti e laceranti conflitti albergavano nel tuo animo ma tu
    lisapevi contenere consapevole che l’umana dignità e grandezza aveva
    da pagare questo prezzo.
    Affabulatore affascinante, dalle tue labbra sgorgava la storia della
    nostra terra, come una fiumana inarrestabile, vera, viva di vicende
    umane, di ricordi di umili e di grandi, ricca di aneddoti e di
    curiosità. Narravi della nostra terra e la rendevi grande, la nutrivi
    di calore umano, mentre a noi che ti ascoltavamo, restituivi
    l’orgoglio dell’appartenenza.
    Il tempo sta passando…e noi siamo sempre più poveri.
    Angela Giustino

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