Overbooking. Il negato imbarco, prassi consentita e molto diffusa tra le compagnie aeree

Fa ancora discutere dopo qualche giorno la vicenda del passeggero rimosso in modo coercitivo dal volo United Airlines 3411 da Chicago a Louisville dalle forze dell’ordine. Vicenda divenuta nota grazie ad alcuni video girati dagli altri passeggeri e divenuti virali in poco tempo.

I fatti

Domenica sera, volo United Airlines 3411. A Chicago l’imbarco dei passeggeri sembra procedere senza intoppi, quando gli assistenti di volo si accorgono che i conti sul numero dei viaggiatori non tornano. Pare infatti che siano stati venduti 4 biglietti in overbooking, oppure – secondo alcune fonti – che si sia paventata improvvisamente la necessità di far posto ad altri 4 membri dell’equipaggio. Si cercano dunque dei volontari per cedere il proprio posto prima di passare alla scelta casuale: 3 passeggeri accettano dopo aver trovato un accordo vantaggioso per entrambe le parti, il quarto rifiuta. A quel punto nei video diffusi dagli altri passeggeri si vede chiaramente il passeggero riluttante a cedere il proprio posto che viene trascinato via dagli agenti, procurandosi anche una ferita dopo aver sbattuto il viso sul sediolino di fronte a sé, in seguito agli strattonamenti.

L’amministratore delegato della compagnia Oscar Munoz, si è in seguito scusato per l’accaduto, con la promessa di voler chiarire la situazione e provare a mettersi in contatto col passeggero.

Overbooking: prassi consentita?

Cos’è esattamente l’overbooking? L’ADICONSUM chiarisce le idee a riguardo:

Il negato imbarco (cd. overbooking, cioè accettazione di prenotazioni in eccesso) si verifica quando il passeggero, pur in possesso di un biglietto aereo valido, e che si presenta all’imbarco entro il termine indicato, non viene comunque imbarcato. E’ una prassi internazionale diffusa tra le compagnie aeree, che spesso mettono in vendita un numero di biglietti superiore al numero dei posti effettivamente disponibili.

Si evince da questa descrizione, dunque, che si tratta di una prassi non solo consentita, ma anche piuttosto diffusa tra le compagnie aeree, che possono poi offrire agevolazioni ai passeggeri che sono disposti a rinunciare al proprio volo, qualora se ne verificasse la necessità. In questo modo, le compagnie spesso si assicurano più entrate di quante ne sarebbero preventivabili, semplicemente perché per un posto potrebbero esserci due “concorrenti” ignari che in caso di mancate rinunce corrono il rischio di vedere bloccato il proprio imbarco.

E si pensi cosa potrebbe accadere se un passeggero bloccato al momento dell’imbarco come nel caso sopra citato (anche se in quel caso si può parlare di rimozione dato che il passeggero aveva già effettuato l’imbarco), avesse avuto necessità di compiere quel viaggio per motivi di lavoro o familiari. Deve essere piuttosto frustrante venire a conoscenza del fatto che degli individui che pagano per usufruire di un servizio si trovino in realtà alla mercè delle compagnie che tale servizio dovrebbero garantirlo, e che invece per motivi economici siano disposte a “sacrificare” dei clienti.

In un’era in cui si persegue l’eccellenza per quanto riguarda la sicurezza delle compagnie aeree, in quanto esse rappresentino il collante tra una promiscuità etnica oggigiorno difficile, questa non rappresenta di certo una pagina fortunata.

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