Quale morale, quale successo ?

Etica: Dottrina  del comportamento pratico dell’uomo di fronte ai due concetti del bene e del male. Senza nemmeno andare a scomodare l’etimologia greca della parola, è a partire da questa comune definizione da dizionario che vorrei iniziare la mia riflessione, nemmeno poi così profonda, sul senso che, nella nostra società, ha un atteggiamento per così dire ‘ethically correct’  e, se c’è l’ha, su quanto aderisce all’attualità  del nostro ‘bel paese’. Forse, non è troppo lontana dalla realtà la battuta del comico partenopeo, Simone Schettino, secondo la quale di ‘bel paese’  in Italia c’è rimasto soltanto il formaggio!

Mostri sbattuti in prima pagina ancor prima che in galera secondo le decisioni prese non più nelle aule dei tribunali quanto, piuttosto, dettate dalle regole dall’onnipotente potere mediatico (in barba al principio della presunzione d’innocenza), un esercito di ‘tuttologi’ (criminologi, antropologi, psicologi….) che, a suon di presenze in televisione, hanno quasi soppiantato giudici e magistrati. Senza dimenticare il clamore di inchieste eccellenti che hanno finito con l’accrescere la popolarità degli indagati, capaci di trasformare la propria disavventura giudiziaria, risoltosi per lo più in una bolla di sapone, nell’inizio della propria e più redditizia carriera. Come a dire che, in Italia, la celebrità si conquista a suon di processi in corso! Come per magia, si spalancano le porte del reality di turno, del nuovo format made in America che promette ascolti da far impazzire l’Auditel o delle trasmissioni ideate da Maurizio Costanzo&Co. Del resto, fu lui qualche anno fa a profetizzare che nel giro di qualche decennio la televisione l’avrebbe fatta la gente comune, assolutamente anonima prima che la spia rossa della telecamera si accenda. Si, siamo d’accordo ma, tra i talenti cha hanno spiccato il volo dal palcoscenico del suo ‘Maurizio Costanzo Show’ e quelli che, oggi, affollano le sue trasmissioni ne è passata di acqua sotto i ponti! Allora, viene da chiedersi: è davvero tutto merito loro? Non è che, per caso, dietro questi maniaci del ‘protagonismo a tutti i costi’ c’è lo zampino dei media? In fondo, privati della visibilità ricercata con tanta voracità, chi saprebbe della loro esistenza? Forse, sarebbe il caso che i mezzi di comunicazione ripensassero al proprio modus operandi, piuttosto che eleggere questi eroi negativi nuove celebrità. Cosa si nasconde dietro il loro successo che, a mio dire, mortifica l’orgoglio di chi ancora osserva quella morale da cui siamo partiti?
Nelle loro stentate parafrasi le parole di Andy Warhol (Chiunque, volendo, può essere famoso, anche solo per quindici minuti) diventano lo strumento per giustificare le loro azioni ed il pensiero del filosofo Nietzsche, che ipotizzava un tempo in cui la linea di separazione tra il bene dal male si sarebbe assottigliata fino a farli scambiare a vicenda, si fa attuale. Adesso più che mai. Possibile che nessuno dei ‘guru della comunicazione’ si chieda se è davvero questo quello cui la gente, quella che comune lo è davvero, vuole assistere? Che vuole ascoltare, vedere? Di cui vuole essere informata? E, se proprio la riposta è si, almeno abbiano la decenza di andarci cauti con le fin troppo facili generalizzazioni. Quelle, per intenderci, dei sondaggi della Doxa o dell’indice Auditel! Sono convinta che la vera gente comune non ci tiene ad essere rappresentata da un esercito di imbecilli ovattati di banalità!

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