Un’associazione per credere

Foto di Daniela Carlomusto*
evento
U.N.I.Vo.C. e’ questa la sigla della solidarietà, dell’amore per il prossimo e sopratutto per i bambini. La vice presidente dell’Unione Nazionale Italiana Volontari pro Ciechi, è stata ospite ad una delle riunioni che i soci del “Lions Club Napoli Europa Gianpaolo Cajati” (i Lions Clubs sono un’associazione internazionale senza scopo di lucro, intenta ad operare nella società per promuovere valori come la pace, la fratellanza, il dialogo tra i popoli) tengono regolarmente, a Napoli, per discutere di argomenti di interesse pubblico, e ci ha raccontato come funziona il progetto e in che modo i volontari aiutano le persone coinvolte nel problema della non-vedenza. La vice presidente, Dott. Maria De Mieri, dopo aver fatto una breve presentazione dell’associazione e dopo che il Club Lions ha discusso dei risultati ottenuti e del gran lavoro svolto, si è prestata a rispondere a qualche domanda preparata da me e la mia collega per l’intervista che stava per iniziare. Un po’ emozionata e felice di partecipare alla riunione, abbiamo avviato il dialogo che qui riporto in parte.


Sappiamo che per il lavoro dell’associazione, si lavora con volontari che fanno da assistenti ai
bambini non vedenti, ci sono anche volontari che si occupano dei genitori dei bambini?

Certo. Alcuni assistenti si preparano attraverso dei corsi che li rende in grado di aiutare i genitori
psicologicamente e la fase più difficile è quella di convincimento, cioè quella di far rendere conto i
genitori del problema per poterli aiutare ad accettarlo

Quali sono le situazioni più frequenti o difficili che i volontari affrontano?

volontari fanno un gran lavoro, e le situazioni sono diverse. Una, in particolare, è che non tutti
conoscono quest’handicap o gli effetti che ha sui bambini e quindi si trovano a dover svolgere un
lavoro di “pubblicità” e di, appunto come dicevo prima, di convincimento. Ci sono dei genitori che
non sempre accettano un aiuto

evento

Come si fa questo lavoro di “pubblicità”?

Noi, per fare propaganda all’associazione e quindi per aiutare a conoscerci e a conoscere,
organizziamo dei Bar Meeting attraverso i quali rendiamo partecipe le persone che ne vogliono
sapere di più sull’handicap e sull’aiuto che può dare l’associazione

Abbiamo letto di un’iniziativa, quelle delle Bomboniere Solidali.

Si, è un’iniziativa per finanziare i campi scuola. Purtroppo le casse dell’associazione non sono
piene e quindi, per costruire campi scuola (campi atti a mettere insieme i bambini e insegnare loro
come muoversi pur non vedendo) e continuare a fare il nostro lavoro, creiamo delle confezioni
molto belle che la gente utilizza per comunioni, cresime ecc. e naturalmente i prezzi si muovono in
base alla confezione e agli oggetti allegati ad essa

Oltre ai bar meeting e alle bomboniere solidali, c’è un’altra iniziativa: le cene al buio
dimostrative.

Si! Sono delle cene durante le quali gli ospiti che ne partecipano vengono bendati e serviti da non
vedenti che cucinano per loro. Gli ospiti non sanno cosa hanno nel piatto e si abituano così ad
utilizzare gli altri sensi, proprio come fanno i nostri ragazzi!

Le cene avvengono in qualche ristorante specifico o con attrezzature particolari?

Certo. Il ristorante è specificato da chi richiede la cena e non deve avere scalini per facilitare i
movimenti, deve avere possibilmente poche finestre o comunque poca luce e deve avere la cucina
quanto più possibile a contatto con la sala dove si svolge la cena. Poi i ragazzi fanno tutto da soli,
e lo fanno anche bene

Per finire, c’è qualche caso che lei ricorda con affetto o che comunque le è rimasto
impresso?

Mi ricordo di una signora che, per paura di non saper prendere bene il figlio, ci ha portato il
bambino che all’età di 3 o 4 anni gattonava perché non sapeva camminare; e poi ho l’esperienza di
un ragazzo: Massimo che perdendo la vista a 3 mesi, si ritrovava con la convinzione che tutte le
persone siano non vedenti. Convinzione nata dal fatto che la madre glielo diceva. Poi un giorno,
per delle parole dette della sua maestra, sa’ di essere l’unico non vedente tra i suoi compagni e
così si convince di essere l’unico in tutto il mondo; quando poi successivamente arriva alla nostra
associazione e scopre ancora una volta che non è l’unico, non ci crede perché è confuso. Ora
Massimo ha 17 anni ed è un ragazzino chiuso ed introverso, ma la sua storia racchiude un po’ il
fatto che ci vuole più informazione.

evento

E’ stato interessante parlare con la vice Presidente dell’Unione per capire quanto si diano da fare lei ed i suoi collaboratori affinché l’aiuto arrivi a chi ne ha specifico bisogno. Dall’intervista si evince infatti chiaramente l’importanza sociale di queste iniziative e l’impatto umano. Un plauso anche al Lions Club “Napoli Europa Gianpaolo Cajati”, che ha promosso l’incontro, con l’augurio che tali iniziative possano divenire più frequenti e che ci sia una qualche possibilità di poter discutere di nuove ulteriori azioni dell’ “UNIVoC”.
A proposito, se si desiderano più informazioni, e l’esponente dell’Unione ha richiamato l’attenzione proprio sulla necessità di far conoscere tali iniziative e di invitare coloro che siano disponibili ad aderire, è possibile consultare i siti: univoc@univoc.org e www.univoc.org

Scirtto da allieve del Corso di Giornalismo e Fotogiornalismo, diretto dal Prof. A. Virgili, realizzato dall’ITC “M. Pagano” e dal Centro Studi Internazionali.

Lascia un commento su "Un’associazione per credere"

Commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato


*