Se il viaggio dura 12 giorni…. Se viaggi per 11 giorni e ti fermi quando ne manca uno solo, come puoi ammirare la bella luna sulla capitale.(N. Daishonin)
La chiamano la ciudad que nunca duerme, Madrid,la più alta capitale d’Europa che sorge sull’ altopiano della Meseta a 580-696 m s.l.m. con più di tre milioni di abitanti solo nel centro, è la città in moto perpetuo.
Come nella musica si dà questo nome a composizioni svolte sulla stessa figurazione ma che pongono in rilievo il virtuosismo dell’esecutore, così Madrid pur fondandosi sul suo consolidato impianto urbanistico, che prese l’avvio con l’arrivo in città della corte della vecchia capitale Toledo, mostra la sua capacità di offrire sempre un’incessante cambiamento, un’intrinseca dinamicità nella vita sociale e culturale, da qui la sua trasformazione continua, la sua energia.
E’ a Madrid che nasce l’espressione gergale “movida”. Essa trae la sua origine proprio dal movimento sociale ed artistico “Movida Madrilena” che iniziò a Madrid alla fine della dittatura di Francisco Franco e durò per tutti gli anni ’80.
Fu in quegli anni che si coniarono frasi famose come Madrid nunca duerme o Madrid me mata. Segno di una società soprattutto giovanile che voleva scrollarsi di dosso 40 anni di dittatura per aprirsi alla modernità, per osare, per essere guida culturale ed artistica, i cui effetti non tardarono ad espandersi in tante altre città fino ai nostri giorni.
Annoverava tra i suoi maggiori esponenti Pedro Almodovar e per le sue ideologie libertarie di sinistra ebbe nella rivista La Luna la sua voce più potente e il richiamo più seducente.
Madrid, come la Luna, distante ma affascinante, splendente e remota, inafferrabile nella sua poliedricità: come la Luna che mostra alla terra sempre lo stesso latoper la sincronicità rotazionale, Madrid possiede un lato oscuro, impossibile da osservare direttamente con i nostri occhi se non fossimo dei viaggiatori attenti e acuti nel cogliere ciò che non è esposto, ma quasi pudicamente nascosto e per questo più intrigante…
Possiede una storia tormentata, cupa, di cui si avvertono vibranti tracce che dal passato gettano la propria inquietante ombra nelle sue tortuose calles…
L’inquisizione in Spagna ebbe luogo sotto il controllo dei re spagnoli. Fu risultato e conseguenza della politica di riconversione dei musulmani ed ebrei al cristianesimo,ai quali venivano confiscati i beni che riempivano le avide casse del regno.
In caso di eresia accertata veniva eseguita la condanna. La tortura era ampiamente usata. La penitenza andava dall’umiliazione pubblica al rogo, che avveniva dopo lo strangolamento per chi si pentiva, da vivo per chi non rinnegava la propria blasfema fede. Le pene venivano eseguite durante gli autodafè (Atto di fede), potevano durare un giorno intero, con la partecipazione di autorità ecclesiastiche e civili e si svolgevano sulla pubblica piazza. Palcoscenico di numerosi autodafè fu Plaza Mayor come numerosi altri riti pubblici, come la beatificazione di San Isidro santo patrono di Madrid e la stessa Corrida.
Sono ben organizzati oggi dei tour notturni per la città al lume di candela per rivivere l’atmosfera e le sensazioni di quegli anni bui percorrendo le stradine che si diramano dal cuore dei Barrio se visitando luoghi e piazze in cui avvenivano tali riti.
Proprio Plaza Mayor, teatro dei celebri processi dell’inquisizione, oggi con tanti caffè bar e locali che la animano è uno dei posti più piacevoli da visitare, cuore pulsante e simbolo storico della città. Nel periodo di Natale si svolge il tradizionale mercatino natalizio sin dal 1860 e che nel Dia de Navidad vede incontarsi i madrileni per festeggiare e scambiarsi gli auguri. Scrutare la parte più nascosta e oscura di Madrid è impresa ardua, ma un artista di formidabile creatività e talento e di assoluta originalità ci aiuta nel nostro viaggio di conoscenza, suggerendoci le giuste chiavi di lettura: Il Goya. Francisco Goya pittore e incisore spagnolo, è considerato uno degli artisti più importanti del XVIII e XIX secolo.
Con le sue opere ha dimostrato che la consapevolezza rischia spesso di trasfigurare la realtà nelle sue più oscure e atroci pieghe, piuttosto che rischiararla, perché ci sono i demoni nascosti negli anfratti dell’animo umano che dovrebbero restare perpetuamente nell’ombra, come la guerra, e Goya l’ha vissuta. L’ha vista bussare alla sua porta la guerra, con il suo macabro fardello fatto di crudeltà ed efferatezza e le ha aperto le porte della sua anima, perché un artista ha il dovere di guardare il lato oscuro, di non voltarsi per sfuggire al suo ammaliante nero fascino, e raccontare ciò che ha visto anche a costo di percorrere sentieri interiori che inesorabilmente conducono alla perdita della ragione, alla splendida follia di cui si avvolse negli ultimi anni della sua tormentata vita. I dipinti dei primi anni della sua lunga carriera brillano per allegria e spensieratezza, rappresentando episodi di vita mondana con colori fluidi e decisi. Si ammala poi gravemente. Si salva miracolosamente ma perde completamente l’udito. Da allora le sue opere si fanno molto più cupe (Il sogno della ragione genera mostri). Fanno eccezione la Maya desnuda e la Maya vestida.
Secondo tragico episodio: Invasione della Spagna da parte dei francesi il 2 maggio 1800. Benché Goya goda dei favori del nuovo sovrano Giuseppe Bonaparte non dimentica gli orrori e le sommarie esecuzioni cui è costretto ad assistere(3 maggio 1808). Non c’è onore né eroismo negli atti dei soldati e dei rivoluzionari ma solo violenza e morte. A settant’ anni decise di ritirarsi dalla vita di corte, si ritira in periferia di Madrid in una casa di campagna detta quinta del sordo in cui dà sfogo ai suoi demoni affrescando le pareti dell’ abitazione con quelli che sono passati alla storia come las pinturas negras tra cui spicca l’opera Saturno che divora i suoi figli.
Goya è Madrid: da’ il nome alla stazione metropolitana delle linee 2 e 4, lo ritroviamo alla calle Goya nel distretto di Salamanca, nel Monumento di Goya in prossimità del Prado.
Goya è moderno, uno spirito ribelle pienamente libero, con tutte le contraddizioni, anche dolorose, che la modernità comporta. Non si conosce Madrid se non si conosce l’opera di questo magnifico artista.
Madrid, che non ha monumenti iconici, non è mai banale, è unica anche in questo: la sua bellezza risiede nella sua diversità, il suo fascino nella sua unicità, ma possiede uno dei più bei centri storici d’Europa.
Il nucleo più antico della città con via strette e tortuose si irradia fino a condurre al Palazzo Reale, posto a breve distanza dal fiume.
Nasce come residenza reale, ora usato solo per le occasioni ufficiali. Le sue 2800 stanze e 135.000 m quadri di estensione lo rendono il più grande d’Europa.
Il centro è rappresentato dalla piazza detta Puerta del Sol da cui diramano le calles, vie che prendono il nome dai luoghi di destinazione extraurbani, città come Toledo o santuari come Atocha.
In Plaza de la Puerta del Sol molto conosciuta ai più come kilometro zero, affollatissima durante la nochebuena si ergono la statua simbolo di Madrid, l’orso che addenta un corbezzolo, la statua di Carlo III e l’orologio del campanile che nella movimentatissima Nochevieja scandisce i rintocchi della mezzanotte del nuovo anno.
Nel 1992 Madrid è stata dichiarata capitale europea della cultura: in quell’ occasione è stato inaugurato il paseo de arte, uno dei circuiti espositivi più ricchi del mondo che comprende il Museo del Prado costruito sotto Carlo IV da J. Villanueva, il Museo Thissen-Bornemisza nel palazzo di Villahermosa ristrutturato dal grande architetto spagnolo R. Moneo tra i più noti sulla scena internazionale e il Centro de Arte Reina – Sofia.
Sempre a Moneo si deve la stazione ferroviaria di Athoca, particolare per la presenza di un giardino botanico al suo interno e una vasca con tartarughe – che però io per quanto pervicacemente cercata non ho trovato! – e infine l’ampliamento del Prado nel 2007 .
Fu invece opera di un altro grande architetto, questa volta francese, l’interessante ampliamento del museo Reina Sofia: J. Nouvel.
Madrid sorprende, sempre: per una inguaribile adoratrice di felini come me, trovarsi al cospetto di un luogo come la Gatoteca, a due passi dal Museo Tyssen, è stato come trovare una fetta di casa e di anima in terra iberica, un locale dove sorseggiare un aperitivo in regale compagnia di circa venti meravigliosi, adorabili gatitos, perfetta sintesi di eleganza e ineffabilità della città stessa!
Insomma, Madrid è talmente piena di suggestioni, artistiche, storiche, culturali, architettoniche, che quasi dimenticavo di sottolineare la più importante di tutte: perdersi nel labirinto di emozioni che la città esprime, godere della sua bellezza in modo istintivo, consapevoli che dietro il suo splendore c’è sempre qualcosa di nascosto da scoprire, suggerito a volte solo sussurrato, ed è questo che ti fa innamorare, ti resta il desiderio di ritornarci per scoprire qualcosa di più, per farla voltare ed esporre la parte del suo volto sempre celata…
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