Auguri ai Campi Flegrei

C’è particolarmente bisogno di auguri per i Campi Flegrei quest’anno. Quando si era ragazzi si andava dal porto di Pozzuoli alle spiagge di Lucrino e di Miseno, alla panoramica di Monte di Procida o all’acropoli di Cuma, in estate ma anche in primavera e in inverno, con la sensazione di vivere in un paradiso i cui confini naturali non coincidevano con quelli amministrativi; le interruzioni del nostro vivere flegreo dovute ai capricci della terra instabile non riuscivano a cancellare il piacere che accompagnava la fruizione della bellezza dei luoghi tra colline e mare: “ La città vulcanica si dondola e si scuote una volta per generazione, per non lasciarne una priva di addiaccio e di racconti, a ragionare le scosse sotto le stelle” (Erri De Luca). Nel nostro andirivieni giovanile, per dirla con i versi di Michele Sovente: “ S’immaginava qualcosa di assolutamente bello./ Le cose sono andate poi come si vede./ Qualche volta ci si consola dicendo che è colpa della vista:ingannevole lacunosa/ Comunque bisogna pur sempre convivere – puntualmente si conclude – con la fragilità che non illude”. Ora c’è una piazza intitolata a Michele Sovente, come è giusto che sia, con una lapide in cui ci si poteva risparmiare un po’ di retorica che non credo sarebbe piaciuta a Michele: ‘fulgido esempio etc.’: ma si sa i Sindaci hanno spesso più dimestichezza con la retorica che non con la poesia. Dunque, nei Campi Flegrei lo sciupio delle risorse umane, naturali e storiche, ancora prevale sulla sua valorizzazione; neanche lontanamente immaginabile appare al desolante spettacolo della politica flegrea, in cui un’amministrazione cade dietro l’altra, un Comune dei Campi Flegrei; una visione localistica, che contempla il proprio orticello credendolo il centro del mondo, impedisce di vedere come oggi potrebbe essere feconda l’invenzione di una simile convergenza. Già di fatto alcune funzioni, istituzioni, sono unite e richiederebbero una gestione comune: si doveva pensare ad un patto tra le comunità locali flegree essenzialmente finalizzato ad una crescita dello sviluppo economico, ad un miglioramento dei servizi, ad una migliore capacità di difendere e promuovere immagine e realtà del nostro patrimonio, coordinando e potenziando l’offerta turistico-culturale. La convenienza di tale progetto doveva essere sufficientemente persuasiva e richiedeva un intelligente progetto e processo politico-culturale unitario, capace di dar vita ad un nuovo soggetto politico-istituzionale che componga interessi e particolarismi, provando a superare le dannose frammentarietà, debolezze e beghe dei singoli comuni e gruppi di interesse flegrei. Ne poteva derivare la crescita di peso politico, economico, culturale, la possibilità di più forti relazioni con le altre regioni mediterranee, italiane, europee; la maturazione di un territorio che offra luoghi, passioni e occasioni per una vita migliore: la possibilità di consegnare ai nostri figli una realtà in espansione, un’esistenza più aperta e ricca della nostra, una buona eredità di cui andare fieri. Niente di tutto questo è accaduto e accadrà. Un intreccio perverso generato da pezzi di società incivile e di politica arrogante condanna questa terra: per stare all’attualità, da una parte cittadini ‘maleducati’ convinti che il bisoAgno e/o il possesso di proprietà private legittimi qualsiasi abuso e a fottersene di ogni legge e responsabilità verso la città; e dall’altra un eccesso di divieti e passaggi burocratici che ha finito con il favorire per anni l’abusivismo illegale, la richiesta di favori, la corruzione, ci ha condotto fino a queste belle scene natalizie con carabinieri e abbattimenti notturni. Ci vorrebbe una rinascita, a Pozzuoli come a Bacoli, un salto di qualità, simile a quello che è accaduto a Napoli (magari anche meglio, con sindaci e forze politiche meno ideologiche, assessori più competenti etc.): liberarsi di gran parte del ceto politico di centrodestra e di centrosinistra che ha in vario modo condotto a questo disastro. Ecco l’augurio che faccio innanzitutto a me stesso e ai flegrei: ritrovare la forza, il coraggio, il desiderio di ridare dignità alla vita e alla politica di questa terra.

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