Si è conclusa il 22 marzo scorso, la mostra fotografica “Donna” di Mario Rebeschini, all’Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna a Bologna, curata da Giulia Ferraresi.
“La mostra è un tributo alle donne di ogni cultura, celebra le loro conquiste e al contempo invita a una riflessione sulle sfide ancora presenti”, scrivono Luisa Poggi e Cristina Ferri.
“Mario è dotato della grande capacità di rappresentare la realtà senza stravolgerla e di entrare in empatia con le persone che fotografa” , è la sintesi chiarissima e di grande valore deontologico di Silvestro Ramunno, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia Romagna, dalla quale voglio partire per esprimere la mia riflessione.
Il lavoro del giornalista è simile a quello del ricercatore scientifico afferma il filosofo Dario Antiseri ed in quanto tale, la presentazione dei risultati, diventa un momento di confronto e di crescita collettiva. Il fotogiornalista di pari passo, presenta nella mostra fotografica, la sua ricerca, frutto dell’ interazione tra la realtà che ha indagato e la sua visione del mondo, ed è questo uno dei punti di forza della fotografia di Mario Rebeschini. In tutti i suoi lavori, colpisce lo sguardo, la bellezza con cui guarda ciò che fotografa, bellezza che poi spalma con cura su ogni singola fotografia. Lui stesso, ha sempre parlato della distinzione tra la bella fotografia di un bambino e la fotografia di un bel bambino, dove la capacità tecnica non può da sola definire questa differenza.
Il modo con cui si rapporta alle tante realtà, dai Migranti ai Rom, dalla Natura all’Ambiente ed oggi con questa mostra, “Donna”, nasce dalla sua vicinanza al prossimo, all’accoglienza e all’unicità: di genere, spirituale, antropologica, religiosa, da cui emerge la sua spiccata empatia. L’assenza di pregiudizi, allontana gli stereotipi ed i luoghi comuni e lascia emergere i valori e le condizioni di vita spesso sottaciuti o semplicemente tralasciati da altri, per superficialità.
Le fotografie di Rebeschini oltre al grande valore estetico/linguistico, danno un notevole contributo giornalistico/storico, come in un racconto lungo una vita, fatta di innumerevoli realtà indagate e raccolte in altrettanti episodi. Un filo conduttore che non si interrompe mai, capace di legare vicende umane distanti solo apparentemente. Più volte rivedendo i lavori di Rebeschini ho pensato ai grandi protagonisti del giornalismo tra cui Robert Ezra Park, fondatore ed esponente di rilievo della Scuola dell’ecologia sociale urbana, meglio conosciuta col nome di Scuola di Chicago dei primi 30 anni del XX secolo a cui si devono importanti studi sulle relazioni immigrati e comunità ospitanti, senza alcuna possibilità di integrazione, da cui la definizione di “uomo marginale”, riferita a quei soggetti che vivono sul confine della propria cultura e quella ospitante. Sul piano visuale le fotografie di Rebeschini, indicano una prospettiva incoraggiante, un ponte, un continuum spazio-temporale tra, la visione spirituale e quella ecologica, destrutturando consuetudini percettive statiche, rendono possibile la proiezione della luce rassicurante di un orizzonte inclusivo, sulle problematicità stagnanti del presente.
Mario Rebeschini: Giornalista professionista e fotoreporter. Vive e lavora a Bologna. Già Presidente dell’AIRF e già Consigliere Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti. Alcuni dei temi di lavoro: Il Po e il suo Delta. Natura. Ambiente. Emilia-Romagna. Sardegna. Agricoltura. Il mondo del lavoro. Politica. Giovani. Anziani. Rom. Stranieri. Emarginazione. Religione. Ambiente militare. Forze Onu. Sud Africa. Cina. Mongolia. Vietnam. Africa.
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