Leggo spesso che lo studioso francese Victor Bérard, esperto di storia e geografia dei poemi omerici, nella sua “fedele ricostruzione” del viaggio di Ulisse (https://is.gd/rkavch ) abbia individuato in Porto Paone a Nisida come il luogo di approdo delle sue navi (https://is.gd/4duB2K).
Ma sappiamo esattamente quando è iniziato il viaggio del mitico eroe narrato da Omero?
Una data certa della stesura dell’Odissea non c’è, tuttavia sappiamo che avrebbe effettuato la sua peregrinazione dopo la caduta di Troia, tornando alla sua Itaca, e gli studi più recenti datano questo evento approssimativamente tra il 1600/1100 a. C. ovvero in piena età del bronzo.
In tale periodo storico, dai dati emersi durante le esplorazioni subacquee tra Procida e Vivara, mi risulta che la linea di costa si trovasse tra i -17/-20 metri mentre quella più antica (ipotizzabile agli insediamenti di Vivara, tra il XVII e XV sec. a. C.) a circa -22 metri di Punta Solchiaro [Archeologia subacquea a Procida-Vivara].
In questo scenario la caldera dei Campi Flegrei era molto diversa dall’attuale; basta osservare le isobate delle aree in blu della mappa qui sopra per comprendere che Monte di Procida e Procida, uniti, formavano un lungo promontorio separato poche bracciate dall’isola d’Ischia.
Naturalmente stiamo parlando del livello del mare per cui, escludendo minime variazioni, lo stesso livello si riscontrava da Miseno a Pozzuoli di conseguenza i laghi costieri non esistevano ancora mentre Nisida era inglobata alla terraferma con la piana Bagnoli-Coroglio e capo Posillipo.
Nell’arco di questi 3500 anni, il nostro vulcano si è dato molto da fare e tra un’eruzione e l’altra, mediante l’attività bradisismica, ha continuato a spostare la quota della sua caldera portando la linea di costa romana intorno ai -9 metri rispetto ad oggi (https://www.mdpi.com/2073-4441/10/11/1686) ma non posso essere preciso poiché continuiamo a “muoverci” sia in un senso che nell’altro. Nel momento in cui scrivo, per esempio, stiamo salendo di 1 cm al mese (https://is.gd/6C8aQn), il mare lambisce l’ingresso di Porto Paone, la cui profondità massima è di appena 5 metri (~4 all’ingresso) mentre solo in una piccolissima e delimitata area raggiunge i -9 ma praticata per un’altra ragione*.
Ritornando ai -20 o -17 m dell’epoca del viaggio di Ulisse, significa che la terra emergeva per 17/20 metri sul livello del mare per cui Porto Paone all’epoca doveva trovarsi come minimo a 17 metri più in alto rispetto alle imbarcazioni di Ulisse e di conseguenza non c’era un porto ma solo il cratere di un vulcano alto più di 100 metri.
Il racconto poi continua con Odisseo che si dirige verso la grotta di Seiano dove incontra Polifemo (https://is.gd/VNOGRU) ma in realtà quello che lui identifica come l’antro del ciclope Lucio Cocceio Aucto lo scava 20 secoli dopo.
Un altro francese, Jean-Claude Golvin, archeologo ed architetto famoso per aver ricostruito attraverso i suoi disegni centinaia di monumenti antichi, raffigura la Puteoli romana completamente emersa dal mare mentre sullo sfondo si scorge l’isola di Nisida (https://jeanclaudegolvin.com/en/pozzuoli/) con l’imboccatura di Porto Paone alla stessa quota degli ultimi secoli.
Sempre allo stesso livello, come se galleggiasse sul mare, da sempre.
Biagio Sol
*Da elementi scoperti durante un sopralluogo effettuato nel 2004 e confrontati con alcune fonti storiche e scientifiche, ho elaborato l’ipotesi che Porto Paone in epoca romana fosse una grande peschiera al di sopra del livello del mare e quindi fuori acqua, della villa di Lucio Licinio Lucullo successivamente passata e collegata alla Villa di Publio Vedio Pollione (Gaiola). La depressione a -9 metri doveva rappresentare la canalizzazione col mare. Le limitazioni all’accesso dell’area al momento non consentono un accurato approfondimento.
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