Testo e foto: ufficio stampa Stabia Teatro Festival
Ancora una volta una piccola, grande festa del teatro e della poesia per ricordare Annibale Ruccello nella sua città natale. Mercoledì 29 novembre alle ore 18, nella prestigiosa cornice della Sala Conferenze della Banca Stabiese, saranno assegnati i riconoscimenti dell’edizione 2017 dello Stabia Teatro Festival – Premio «Annibale Ruccello».
La premiazione è il penultimo appuntamento della rassegna teatrale e letteraria, ideata e diretta dall’artista Luca Nasuto in collaborazione con l’Associazione Culturale «Achille Basile – Le Ali della Lettura» diretta da Maria Carmen Matarazzo. E anche in questa quinta edizionelo Stabia Teatro Festival ha visto alternarsi, a partire dall’11 novembre, un fitto numero di spettacoli teatrali,conferenze letterarie e concerti (ultimo appuntamento il30 novembre al TeatroSupercinema con il grande concerto di Valentina Stella) che hanno registrato vivo interesse e successo di pubblico nella Città delle Acque, alimentando il consueto clima di curiosità e emozionante attesa che ogni annoaccompagna la proclamazione dei vincitori del Premio «Annibale Ruccello». Countdown agli sgoccioli, dunque, per la serata del 29 novembre, quando, ancora una volta, versi di pace, lingue e corpi teatrali si intrecceranno in un evento che intende promuovere il ricordo dell’autore stabiese prematuramente scomparso, legandolo, attraverso l’accurata selezione dei vincitori, alle declinazioni più moderne e interessanti del teatro contemporaneo e che intende altresì favorire la conoscenza dell’opera di Ruccello oltre i confini nazionali.
Ad essere insigniti del riconoscimento per il 2017il drammaturgo, attore, regista Enzo Moscato, che si è aggiudicato il Premio Autore di testi rappresentati; l’attrice Cristina Donadio, vincitrice del Premio alla Carriera; e il poeta serbo Sinan Gudžević, premiato per la Poesia.
I vincitori delle due categorie della sezione teatrale, coordinata da Monica Citarella,sono stati individuati in base a una votazione della giuria presieduta daPasquale Sabbatino, italianista e coordinatore del progetto scientifico di raccolta, studio e pubblicazione dei testi che l’UniversitàFederico II e il Master in Drammaturgia e Cinematografia dello stesso ateneo stanno dedicando ad Annibale Ruccello. Ad affiancare Sabbatino, Carlo de Nonno, musicistae stretto collaboratore di Ruccello, nonchérappresentante della famigliaecustode del suo patrimonio teatrale; il pastPresident della Commissione e oggi Presidente Onorario,Giulio Baffi, critico teatrale de La Repubblica; Matteo Palumbo, italianista dell’Università Federico II e profondo conoscitore del teatro ruccelliano; Stefano de Stefano, critico teatrale de Il Corriere del Mezzogiorno; Giuseppina Scognamiglio, docente di Letteratura Teatrale Italiana dell’ateneo federiciano; Armida Parisi, caporedattore culturale del Roma; Francesco de Cristofaro, docente di Letteratura comparata dell’Università Federico II.
Il poeta Sinan Gudževićè stato invece proclamato vincitore da una giuria presieduta da Sergio Iagulli,responsabile della Casa della Poesia di Baronissi, che fornisce ogni anno un prezioso apporto alla kermesse letterario-teatrale dello Stabia Teatro Festival. Al suo fianco il critico e poeta Giancarlo Cavallo, la traduttrice Raffaella Marzano egli stessi Maria Carmen Matarazzo e Luca Nasuto.
Con Enzo Moscato e Cristina Donadio vengono premiati due protagonisti della scena teatrale italiana i cui percorsi umani e professionali si sono intrecciati in momenti significativi con quelli di Annibale Ruccello. Enzo Moscato, artista poliedrico, che per Ruccello scrisse il personaggio di Bolero nel suo Ragazze sole con qualche esperienza nel 1985, è una delle espressioni più pregnanti della drammaturgia contemporanea. Autore coltissimo, nutrito dalla passione per la filosofia, la letteratura, il cinema e il canto, Moscato ha partorito in decenni di attività una lingua teatrale unica, una trama di dialetti, lingue ed echi culturali diversi, che scardina ogni apparato naturalistico del teatro e ne fa piuttosto un cosmo in cui sono sospese figure limbali, tra deliri visionari e crude tenerezze. Il suo teatro, che affonda le radici in una Napoli per la quale negli anni ’80, fu coniata la formula di “metropoli tatuata”,si muove nella continua negazione di una napoletanità stereotipata o avviticchiata a una sterile tradizione, a favore di un universo partenopeo raccontatoliricamente nella sua verità, viscerale e disincantata, talora brutaleeppuresottesa a una bellezza e a un sentimento struggenti.Numerosissime le sue pièces teatrali, spesso costruite su ritorni e richiami interni, che hanno dato vita ad allestimenti di straordinaria bellezza tra cui Scannasurice, interpretato di recente da Imma Villa diretta da Carlo Cerciello (ma si ricorderà anche la prima mise en scene di cui proprio Ruccello curò la regia nel 1984) che si configura come una discesa negli inferi della Napoli post-terremoto, raccontandone metaforicamente la lacerazione degli animi e degli ideali della fase precedente; fino all’altissimoRaccogliere & bruciare, tratto dall’Antologia di Spoon River, presentato lo scorso giugno nell’ambito del Napoli Teatro Festival, definito dalla critica «il più importante spettacolo su Napoli degli ultimi anni».
E grande interprete del teatro moscatiano è Cristina Donadio, attrice che a indimenticabili personaggi di Moscato, come la prostituta Little Peachfino alla Pandora del già citatoRaccogliere & bruciare, ha dato corpo e anima con il contrappunto di una drammaturgia d’attore che si snoda abilmente tra tecnica sottrattiva, introiezione dei personaggi e sintesi degli archetipi classici. Una ricca carriera, quella della Donadio, cominciata nel 1977, diretta in teatro anche da registi come Nino Taranto, Aldo Giuffrè, MicoGaldieri, Aroldo Tieri, Edmo Fenoglio, Gianni Agus, Luca de Fusco. La sua avventura artisticainoltre si dipana sia sul grande schermo sotto la guida, tra gli altri, di WernerSchroeter, Pappi Corsicato e Pasquale Marrazzo, sia sul piccolo schermo, fino a diventare l’interprete graffiante della crudele Scianel, protagonista della serie TV Gomorra. Intenso e delicato anche lo spettacolo, da lei scritto e diretto oltre che interpretato nel 2011,Venticinque rose dopo…, un omaggio al marito Stefano Tosi, scomparso nello stesso incidente che portò via Annibale Ruccello.
Tradizione e modernità sono invece gli ingredienti principali della poesia di Sinan Gudžević, profondo conoscitore della poesia greco-latina da cui mutua in gran parte la struttura formale dei suoi versi. Celebri sono le sue traduzioni in serbo-croato dell’Antologia Palatina, di Teognide, Callimaco, Gregorio Nazianzieno, Ovidio, Marziale e Properzio. Dalla letteratura classicaGudževićattinge in particolare dal genere dell’epigramma che utilizza per una delle sue più suggestive raccolte poetiche, gli Epigrammi romani, oltre cento testi in distici elegiaci che vibrano di una musicalità originalissima e fluiscono attraverso un uso sapiente della litote e della pointe. Sono anche, questi epigrammi, un omaggio a una città impressa nelle pieghe dell’anima e in cui Sinan Gudžević, innamorato del nostro Paese e della sua cultura, è ritornato di frequente. Poeta della pace, avverso alledivisioni etniche e religiose nell’ex Jugoslavia che hanno condotto alla «guerra linguistica» serbo-croata, da lui registrata in molti scritti, quelli con cui guarda la nostra Capitale sono stati definiti gli «occhi di un immigrato che porta in tasca il passaporto di un Paese distrutto dalla guerra».
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